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Ripartenza dal punto zero: ESIMERE (Intervista)


E' sempre bello incontrare gente che crede in quello che fa e che ha qualcosa da dire, e perchè no, da insegnarti. In questo mio hobby di "giornalista musicale" che dura ormai da quasi venti anni ho realizzato molte interviste, ma non sono molte quelle che mi sono rimaste impresse. Non sarà il caso degli hard-corers Esimere, che trovano nel cantante Stefano Marotta un fiume in piena che ha risposto alle nostre domande. Ne è venuta fuori una chiacchierata davvero interessante, quindi buona lettura!
PS: Trovate la recensione del loro debutto "Non resta niente", QUI

01 - Ciao ragazzi, volete presentare gli Esimere ai nostri lettori? Come nasce la band? Con quali obiettivi?
Ciao e grazie per averci concesso questa opportunità di parlare, diversamente che sulle note della nostra musica, ci offri così un’occasione in più per fare ciò che più ci piace (se già non ci conoscete un po’, capirete leggendo), sui nostri canali online ci manteniamo buoni e ne curiamo quasi solo l’aspetto musicale, quindi quale miglior modo per sfogarci, raccontarci ed esporci ulteriormente?! Ne approfittiamo qui e ne siamo onorati (hai trovato pane per i tuoi denti), la cosa ci delizia assai! Visto che (tra noi quattro) la pensiamo allo stesso modo su tante questioni (cosa magnifica che ci permette di volerci bene e andare molto d’accordo) e visto che sono il nerd del gruppo (senza smartphone ma col computer) etc. etc. rispondo io, Stefano (il vocalist), e faccio le veci di tutti. Dunque, intorno al 2003 ci capitò di fare le primissime prove insieme (la formazione era esattamente quella attuale ma con un altro bassista), la cosa però durò poco e purtroppo finì rapidamente (qualcosa ancora riuscimmo a farla qualche anno dopo e, seppur ci scappò di suonare ad un live, il progetto non proseguì comunque). Intorno al 2013 decisi di riprovarci (con altri elementi e ruoli un po’ scambiati tra noi) ma anche a quel giro ci salutammo dopo non molto. Nel 2018, infine, ci siamo riformati per la quarta (!) ed ultima volta (io avevo appena perso la mia band più importante, gli Ulteriori, in cui stavo alla chitarra che ho poi tralasciato) e oggi ce l’abbiamo fatta, di lì a poco ci siamo finalmente dati un nome e ora siamo qui a suonare da tre anni (tondi tondi), per ultimo abbiamo sfoderato la nostra prima opera d’arte (freschissima) di cui ne andiamo davvero fieri! Ciò che ci preme di più è poter dare un messaggio (tendenzialmente positivo), la musica fine a sé stessa non fa per noi (il nostro obiettivo non risiede nel divertimento e basta, assolutamente), quindi attraverso i nostri testi (in puro italiano) e la rabbia che nutriamo e che esterniamo (meglio sul palco) cerchiamo quanto più possibile di trasmettere ciò cui teniamo di più, in poche parole la Rivoluzione, interiore e sociale, indispensabile per poter Vivere (o sopravvivere) e continuare a farlo, a prescindere da ogni stramaledetta cosa che possa in qualche modo ostacolarci.

02 - Quanto tempo avete impiegato per scrivere "Non resta niente"? Dove e da chi è stato prodotto?
L’album ha preso vita tra il 2018 e il 2019, nel giro di un anno circa è stato quindi partorito, almeno per sommi capi. Lo abbiamo poi lavorato in Studio nel 2020 (quasi del tutto durante i “domiciliari”, o lockdown, come il vocabolario del regime vorrebbe) e completato al 100% (nonché pubblicato) in questo 2021. La prima traccia dell’album fu scritta (per quanto riguarda la linea della chitarra ritmica) ai tempi della nostra seconda reunion da un ex membro (Ottaviano, che ci ha fatto compagnia per un bel po’), era il 2012/13 e allora con lui concepimmo qualche pezzo dei quali abbiamo poi ripescato questo (e scartato gli altri). I restanti (7) pezzi sono invece del nostro Domenico (chitarrista e fratello di Angelo, il batterista), senza di lui non credo saremmo qui ora, visto che la nostra musica ha preso forma principalmente per merito suo. Le registrazioni (e via dicendo) sono state realizzate da me presso lo Studio in cui combatto da una dozzina d’anni e rotti (autoprodursi interamente un disco è il top, e chi ci sta dentro lo sa perfettamente): ogni lavoro che mi passa per le mani lo targo sotto il nome di A-Bestial Productions, che in sostanza è però anche tante altre cose (non mi stanco mai di darmi da fare e trovare occupazioni di ogni tipo, ma bene o male sempre nel campo artistico dissidente). A suo tempo (già dal lontano 2000) era sala prove (riservata ai soli miei gruppi) e con gli attuali Esimere ci facemmo qualche suonata.. poi ne ho abolito quell’uso e ne ho fatta la base operativa in cui svolgo esclusivamente la mia professione e qualche hobby che ci ruota attorno.

03 - Quali sono le band che in qualche modo hanno ispirato la vostra musica, o semplicemente il vostro modo di suonare?
In generale ascoltiamo (e abbiamo assimilato) un po’ di tutto e più o meno le stesse cose, passando dal punk all’hardcore (in particolare), dal metal al grind etc. etc. Non faccio nomi ma nello specifico potremmo dire che siamo piuttosto nostalgici di ciò che tanti gruppi underground (mai emersi come avrebbero dovuto) hanno realizzato negli anni ’90, erano altri tempi e non si suonava tanto per cazzeggiare, per moda o altro (a differenza della media di ora), ma perché si sentiva veramente il bisogno di sfogarsi (per ovvi motivi) e di denunciare una moltitudine di cose.. ne venivano fuori dei capolavori, in cui ogni riff risultava valido e d’impatto e ti prendeva dentro all’istante, così come il cantato (che pur se incomprensibile perché in lingua straniera) era una botta tremenda il cui dolore che emanava era sincero e lancinante, il che fa, sono caratteri essenziali. L’esempio a cui mi rifarei (e andate a spizzarveli!) potrebbero essere dei gruppi presenti in una compilation con il quale sono cresciuto e che io (come senz’altro anche i miei Esimere) ho davvero amato (e ancor oggi ne sono innamorato), si chiama “European Hardcore: The Way It Is”, è sul mio canale YouTube (ritoccata) e riscuote pure abbastanza successo, non per caso. Dei gruppi di oggi (italiani e non) ne farei pure a meno, mi dicono poco e niente e diffido parecchio, in linea di massima mi sono fermato a quando ero più piccolo, insomma, l’aria che si respirava era ben altra (e i cervelli stavano messi molto meglio). Ultimamente (in special modo in questi sprazzi “pandemici”) vediamo i personaggi che seguivamo una volta (tipo le nostre rockstar) non andare più controcorrente (come avrebbero sempre professato e predicato) ma asservirsi al Sistema ed esserne diventati parte integrante, e la cosa ci lascia perplessi e ci rattrista, è riprovevole.. riterrei a mala pena plausibile il (classico) passaggio al mainstream, ma questo no, non è per niente tollerabile, ragion per cui non li appoggiamo e restiamo dove e come dobbiamo, perennemente noi stessi, disobbedienti e fuori dagli schemi.


04 - Vogliamo parlare della copertina dell'album? Che cosa rappresenta e chi l'ha realizzata?
È partito tutto da una mia idea, riportata poi su carta da un carissimo amico, Fabio aka Buzzcore (voce dei pugliesi N.I.S), il quale, rispettando ciò che avevo in mente (e aggiungendo qualcosa di suo), ha eseguito come sempre un ottimo lavoro.. visitate la sua pagina Facebook perché merita (lui, non Facebook), lo trovate lì. Il nome e la grafica dell’album riprendono i contenuti dall’omonima traccia, la quale tratta la questione della guerra o dei più “importanti” conflitti esistenti (come quello che in Palestina vivono ininterrottamente da ormai un secolo), ma le chiavi di lettura sono varie. C’è un’altalena che da casa vedo spesso dondolare in lontananza (quando le restrizioni odierne non ne consentirebbero l’uso ci godo un sacco).. il quadro che volevo dare alla cover del disco era questo: la rappresentazione di una realtà “occidentale” (la bimba innocente che si trastulla), tanto felice e spensierata, quanto egoista ed egocentrica, colpita di punto in bianco dall’apocalisse (o da una tragedia dal peso notevole). È quel futuro nero che ho sempre visto e che (soprattutto a decorrere dal famoso sisma che distrusse L’Aquila) mi sembra ogni volta più vicino, ma non tanto per quanto riguarda la mia persona (che riesce a difendersi bene), piuttosto per l’umanità tutta, in primis per quella più pecorona (e borghesotta) da una parte e per quella appartenente al terzo mondo dall’altra. L’illustrazione potrebbe interpretarsi anche in altri modi, per esempio le bombe sganciate da quegli aerei (lì raffigurati) non sarebbero veri e propri ordigni, ma (in modo figurato) anche pugnalate che, senza che ce ne accorgiamo neanche, regolarmente ci arriviamo a dare pure da soli (per lo più per mano di altri), paradossalmente (a volte) anche con un certo entusiasmo e disinteresse nel farlo, cullandoci e aspettando che la lama affondi senza sosta, lentamente, fino ad ucciderci.

05 - Di cosa parlano i vostri testi e chi li scrive?
Ciò che voglio fare (come in questo gruppo, cantare) deve provenire direttamente da me, quindi sono a posto se grido parole e concetti derivanti dal cuore (copiare non mi appagherebbe), i nostri testi sono infatti frutto della mia psiche guerriera e sovversiva, ma è con il mic in mano che poi li lascio irrompere con tutta l’energia e la forza che ho! Per questo album non ho trattato tematiche particolari (se non nella traccia che da il titolo all’album), lì per lì ho solo scritto ciò che mi passava per la testa, senza concentrarmi su determinate cose, ma grossomodo quello che voglio far arrivare dall’altra parte è sempre una spinta alla resistenza e alla rivolta, oltre che uno scossone verso livelli più alti di consapevolezza, un aiuto esplicito e ambizioso per le fasce più deboli, oltre che un input al reset, al risveglio delle coscienze e (come dico nella nostra numero 6) al ritorno alle origini e alla rinascita dell’individuo (cioè alla totale e definitiva cancellazione di tutto ciò che c’è di errato nella programmazione indottaci nel tempo), alla ripartenza da un nuovo punto, il punto zero: dobbiamo uscire dal buio della caverna (o dalla matrix, come si direbbe nel gergo tecnico) e andare oltre (verso la luce), perché se non inizieremo mai a vedere le cose per ciò che realmente sono (e non per come, chi ne ha interesse, vorrebbe tanto farcele vedere) siamo morti, letteralmente. Nei futuri brani (che mi auspico verranno) cercherò di essere più settoriale affinché poter approfondire maggiormente ogni cosa che conosco, che apprezzo o disprezzo: in questo senso mi sono un po’ trattenuto, stavolta, ma alla fine siamo solo agli inizi. Nella crescita il cambiamento (in meglio) è d’obbligo, e noi ce la metteremo tutta per darvi sempre il massimo!

06 - So che siete in giro da un bel po' di tempo nella scena punk-hardcore. Vogliamo parlare di come è cambiato questo genere musicale negli anni e di conseguenza il suo pubblico? Insomma, quali sono le differenze rispetto a qualche decennio fa?
Tutti noi quattro abbiamo avuto dei gruppi, a partire dalla fine dei ’90 in poi, abbiamo tutti suonato dal vivo più e più volte (soprattutto io e Giulio, il bassista, con gli Ulteriori abbiamo percorso e fatto tappa in quasi ogni regione d’Italia), non abbiamo però attraversato l’epoca migliore che, a mio parere, il nostro genere abbia visto, come quella precedente a questa (ripeto), al suo nascere o su di lì, oppure non siamo mai stati così sculati da viverci situazioni bomba, come potrebbero essere quelle d’oltreoceano, probabilmente (o dei paesi “poveri”, mi verrebbe da dire), non so, ma qui in Italia non mi ha mai fatto impazzire nulla (se non in casi eccezionali), né i gruppi, né la gente, né la musica (trita e ritrita) che viene tutt’ora fatta, né tantomeno quelle poche (o pochissime) cose che riesco a carpire da quelle parole in inglese che mi giungono addosso come strilli senz’anima.. non me ne vogliate, ma fare hardcore (da italiani) dimenticandosi la propria lingua mi sembra un po’ una pagliacciata, detesto assistere a esibizioni che non mi permettano di capirci niente di niente, dal primo all’ultimo minuto dello show (e non penso di essere l’unico sfigato a pensarla e a vivermela così), mi pare che le band italiane di una volta non sentissero tutta questa esigenza di rinunciare all’uso della madrelingua (e infatti ne ricordo poche talmente sceme e noiose), se perseveriamo nel fare uso di lingue indecifrabili (per i meno americanizzati o colti della materia) i ragazzi di oggi avranno serie difficoltà ad entrare nel mondo del punk e ad afferrarne i principi, e allora sì che si spiegherebbero molte cose. Prendiamo il bordello che all’estero si tira su in alcuni concerti (dove tra la band e il pubblico c’è pure un altro “contatto”, oltretutto, visto che la lingua che si parla tra i due è la medesima e di ciò se ne giova di brutto da entrambe le parti), sono momenti che noi ce li possiamo solo sognare! Noi non siamo così caldi (né così tanti), mezzi matti e presi bene, anzi, da queste parti incappiamo spesso in sale vuote (dal primo all’ultimo gruppo), non è raro ritrovarci in quattro gatti o circondati da copiose braccia conserte (o preoccupate nel reggersi la birretta), in tanti non si cacano manco più gli eventi e se ne rimangono comodi a casa: io per lunghi anni ne ho organizzati una marea (anche di una certa consistenza) e ne so qualcosa, a volte non ci incrociavo neanche gli amici o tutti quelli che stimerebbero il genere e quant’altro. Negli ultimi tempi mi sembra sia cambiato poco, ma rispetto agli albori i punk di adesso (e tutti questi “alternativi/ribelli”) non sono più gli stessi (mi ci giocherei i coglioni), oggigiorno li vediamo abusare del cellulare, farsi i crestoni, tatuarsi e vestirsi stracciati (etc.) tanto per, ascoltare a tutto volume la musica più idiota e insensata che venga creata (e non sono contro la trash delle 3 di notte), credere ad ogni cosa folle che la TV e i media gli propinano, acquistare e finanziare in modo sconsiderato le multinazionali del farmaco e del tabacco e l’industria della carne.. insomma, pure la corrente straight-edge (che ammiro alquanto) non mi sembra sia più quella di allora, è un dato di fatto (gravissimo, nel complesso) ed è dura da accettare. Stiamo precipitando insieme alla massa più becera, contribuendo al declino di cose per cui i nostri padri e i nostri nonni (a rischio della propria vita) si sono invece battuti affinché potessero scaturire.. se non saremo noi a riparare i danni, nonché a difendere quelle poche libertà che ci restano, non avremo scampo.

07 - Quanto vi manca potervi esibire dal vivo? E quanto secondo voi cambierà l’approccio al live quando si potrà tornare a calcare i palchi?
Mah...tornando a ciò di cui sopra, a me personalmente non manca poi molto, odio questo paese e farei di tutto per fuggire altrove e separarmici per sempre (e subito), se fossi dove magari vorrei ti risponderei il contrario, scommetto, ma non sono in quella condizione. Ovviamente comunque ne risentiamo, ci mancherebbe, ma il punto è che se dobbiamo suonare (e già questo implica sacrifici e sudore) per cercare di far arrivare un’informazione e un pensiero che poi il pubblico non riuscirà a recepire e a fare suo (questo temo) mi cascano le palle e abbandono la nave, voglio dire, siamo alquanto scettici nell’evoluzione del genere umano (d’altronde l’unica intelligenza che vediamo fare passi in avanti è quella artificiale, mentre l’altra regredisce ogni giorno), allora mi esprimo così e potrei sembrare esagerato (quindi mi spiego), ma il mio spirito è molto più vicino alla natura e al regno animale, per cui è lì che mi butto e mi dedico più volentieri, tutto il resto può pure consumarsi ed estinguersi ora. L’avvenire (in toto) non lo vedo affatto roseo (ribadisco), ma se (prima o poi) non si tornerà per lo meno a come eravamo rimasti a inizi 2020 (cioè “liberi” e non incatenati e oppressi più che mai), non lo so se (e per quanto) gli Esimere potranno effettivamente continuare a girare, non vogliamo paletti di nessun tipo né ordini dai piani alti (se ci siamo dati questo nome c’è un motivo bello e buono), e da un po’ di tempo a questa parte ne stiamo vedendo di tutti i colori (incredibile ma vero, addirittura negli stessi concerti “hardcore”), non possiamo assecondare divieti o stronzate varie (non ci pieghiamo né ci lasciamo spezzare) imposti né a noi né a chiunque vorrà venirci a sentire, quindi boh, tenderei ad essere piuttosto pessimista anche in questo, ma staremo a vedere.

08 - L'hardcore è un genere che da sempre cerca di lanciare messaggi anche a livello sociale. Nel vostro caso, cosa non va veramente bene nel mondo di oggi e dovrebbe essere cambiato?
Già, anche se la verità non è poi sempre tale, visto che c’è pure chi fa hardcore (o crede di farlo) ma di fatto né dice né cerca di impegnarsi a dire un cazzo di niente. Secondo noi non vanno bene moltissime cose, ma innegabilmente IL problema (in sintesi) è il seguente: su questo pianeta il 90% delle persone è manipolato, schiavizzato, lobotomizzato etc. etc. mentre il rimanente 10% no, lo sa e (parte di esso) cerca di farlo capire a questo assuefatto 90%, resta poi una misera percentuale (lo 0.1% che è alla punta della piramide ma alla base di tutto) colpevole di ogni crimine o immane disastro su questa terra (insieme ai suoi complici, chiaramente), quindi se non ci alziamo e facciamo dietrofront (schiacciando questo 0.1% & company) sarà la fine per tutti e ai nostri figli lasceremo uno schifo di mondo, sempre più malato, orrendo e invivibile, e è inaccettabile! Quindi cambiamo noi stessi, intanto, poi (per quanto possibile) tutto ciò che non va e che non è giusto. Facciamo sì che questi numeri si rovescino, allora, ma agiamo subito e ad ogni costo! Prepariamoci a tutto e rimbocchiamoci le maniche.

09 - Provenite da L'Aquila, città che negli ultimi anni è stata toccata pesantemente dai terremoti. Quindi vi chiedo, come è la scena hardcore nella vostra zona? E si può parlare davvero di "scena"?
Sono ammaliato che tu abbia cacciato questo argomento (davvero molto importante per noi), non è da tutti! Insieme alle famiglie e ai nostri cari abbiamo vissuto di persona terremoti devastanti (e indimenticabili), senza rimetterci la pelle né quasi niente, per fortuna, ma la cosa ci ha naturalmente ferito tantissimo e nel profondo, portandoci pure a cambi radicali, e non solo in peggio (per me tutt’altro, in qualche senso). Nonostante tutto, la scena nell’aquilano é (ed è rimasta) praticamente nulla: attualmente infatti siamo l’unico gruppo punk-hc in città (e provincia), e già questo la dice lunga! In passato idem, c’era sempre un nostro gruppo (o al limite un altro ancora) e non più.. insomma, L’Aquila tutto ha visto tranne che movimenti anarco-punk di militanza e attivismo politico-musicale né niente di tutto ciò (ma lo stesso potrebbe dirsi anche per la fazione a noi opposta, viviamo in un “paesino” neutro in cui non si trovano né estremizzazioni da una parte e né dall’altra). Se poi (come lasci intendere dalla tua domanda) il sisma avrebbe potuto scuotere (anche) le menti, sarebbe stato bello, e in tanti si sarebbero potuti mettere a urlare facendo musica come la nostra (perché da queste parti ne è passata di merda e ne han fatte di cotte e di crude, quindi una certa incazzatura sale eccome), ma non è andata così, a quanto pare, non solo qui si continua a prenderla nel culo (e a soffrire parecchio) ma l’attitudine al bimbo minchia e alla musica da quattro soldi persiste a regnare imperversa come un po’ ovunque. La scena italiana è un’altra cosa (e ok!) ma le virgolette che ci hai schiaffato ci stanno comunque a pennello, oggi come oggi senz’altro: ritengo che chi fa hardcore debba nel contempo lottare e fare antagonismo (possibilmente a 360 gradi), ma non è così (di certo non più), quindi potrebbe ancora salvarsi qualcuno, in questa cosiddetta scena, ma sicuramente non tutti (se non quasi nessuno). L’incoerenza e l’ignoranza sono brutte bestie e si impadroniscono di molti individui, persino di quelli che sono tra noi e sui quali non si arriverebbe a dubitare mai.. o pressapoco mai.

10 - Progetti per il futuro?
Se restiamo uniti (e non si schiatta prima) dovremmo senza ombra di dubbio tirare fuori una montagna di pezzi nuovi, ne abbiamo già una decina (sui quali ci dobbiamo comunque ancora mettere), quindi questo: 1) produrre roba inedita e 2) sperare di poter tornare live (quanto più e quanto prima) ma soprattutto rivivendo gli assembramenti grezzi e feroci come quelli di sempre, in tutto e per tutto.. non chiediamo altro, ma dipenderà solo da come si metteranno le cose in questo fottutissimo caos (che, a differenza della stragrande maggioranza che lo sta favorendo e/o se ne sta fregando, noi lo stiamo invece osteggiando, e se tutto va bene ne saremo sempre di più).

11 - A voi l’ultima parola…
Ti ringraziamo nuovamente, Sergio, sei stato il primo a recensirci e a farci un’intervista (preziosissima) e te ne siamo davvero grati. Ci auguriamo che qualcuno avrà avuto modo di leggerci (e di prendere spunto), nonché il piacere di averlo fatto, qui su questo tuo canale che spacca! Complimenti per lo sbattimento e la passione, allora.. fossero tutti come te! Ciao a tutti* e alla prossima! Occhi aperti e in gamba!


Intervista a cura di Sergio Vinci

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