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SOL SISTERE "Sol Sistere" (Recensione)


Full-length, Cult of Parthenope 
(2021) 

Il sole come allegoria dello spirito umano, riflesso dell'anima proiettato nell'Universo e negli elementi della natura che lo compongono, in un viaggio introspettivo alla ricerca del proprio essere sfuggendo dall'ombra per raggiungere la conoscenza attraverso la luce: questo è il concetto metafisico e filosofico celato nella musica dei Sol Sistere, formazione cilena appena giunta al suo terzo album in studio, omonimo, vero e proprio punto di partenza di un percorso stilistico e tematico volto a penetrare nell'abisso interiore dell'uomo, estrapolandone le essenze più malvagie a comporre un futuro all'insegna dell'autodistruzione per poi plasmarne la lenta rinascita, come il flebile sole al solstizio d'inverno si appresta a riprendere la sua ascesa nel firmamento, all'alba di un nuovo regno. Tutto questo è presente nelle otto tracce che compongono il lavoro, un'odissea della durata di un'ora in cui si sviluppa il concept alla base del progetto stesso, il cui nome tradotto da latino rievoca il simbolismo del sole che si ferma durante il solstizio invernale, invertendo il proprio corso e risalendo dal buio: il destino dell'uomo sembra qui prendere forma all'interno della medesima trama, ovvero la discesa nell'abisso più profondo che anticipa l'inizio di una nuova Era. 

Il cammino dei Sol Sistere comincia nel 2014 a Santiago del Cile dalla collaborazione tra il bassista Pablo Vera, qui reinventatosi come batterista, e il chitarrista Ricardo Araya, da poco impegnati anche nel loro progetto parallelo Ad Finem Omnia; con l'arrivo in formazione del cantante C. vengono rilasciati l'EP di debutto "I" e il primo album in studio "Unfading Incorporeal Vacuum", che presentano il sound della band come rivisitazione di un black metal melodico dai chiari influssi svedesi in una chiave più atmosferica e moderna, avvolto in liriche ermetiche e introspettive. Nel 2019 sopraggiungono il bassista Pedro Chàvez, il chitarrista Carlos Fuentes e il nuovo vocalist S., a completare una line-up che dà vita al secondo full-lenght "Extinguished Cold Light" e che si ripropone immutata in questo terzo lavoro sulla lunga distanza, dai richiami atmosferici ben più definiti rispetto ai precedenti e una maggiore carica post-rock, ma al contempo anche il più diretto e feroce prodotto dalla band, perfetta fusione di black metal di stampo scandinavo e di strutture melodiche cariche di malinconia, drammaticità e di alienazione, a definire un sound ancor più vago e indefinito e dalle molteplici sfaccettature. 

L'album si apre con la breve introduzione "The Shimmer Pt. I", che spiazza l'ascoltatore con la sua veemenza e la sua aggressività e che in meno di due minuti anticipa in modo esaustivo la formula sonora del lavoro, espressione di un black metal furioso dal riffing atmosferico e serrato e dalle struggenti eco ambientali. "The Narrow Path" prosegue sulla medesima linea musicale, lasciando correre la batteria di Pablo sopra le melodie fredde e definite delle chitarre di Ricardo e di Carlos, mentre S. graffia con il suo scream profondo e abissale; il riffing presenta armonie tragiche ed epiche, tra una sfuriata e l'altra in puro stile swedish, prima di assumere contorni post-black nel maestoso crescendo del finale. La successiva "Ashes" denota una vena acustica e malinconica, affiancando al blast-beat passaggi atmosferici quasi blackgaze, prima di colpire nell'accelerazione serrata del finale; "Nothofagus" riprende la ferocia dei primi due brani martellando a colpi di sfuriate di batteria e di riff taglienti e atmosferici e adottando la stessa aura tragica dello scream di S., narratore di oscuri rituali di fuoco attraverso cui stabilire un legame con l'Universo e con i suoi elementi, ritrovando in essi il proprio Io perduto.

"Black Mass" sa dosare molto bene la violenza del blast, alternandola a sezioni acustiche struggenti e malinconiche che si inseriscono perfettamente nel sound del brano, raggiungendo livello di epicità travolgenti attraverso il maestoso riffing di Ricardo, a metà tra l'atmosferico e il serrato, incontro ad un finale in crescendo guidato dalla batteria di Pablo e da un muro di chitarre gelido e oscuro. La strumentale "The Shimmer Pt. II" presenta la stessa ricetta vincente, esordendo con un post-rock atmosferico che sfocia nella tragica furia del melodic black metal, tra armonie fredde e taglienti e passaggi acustici malinconici di rara bellezza. Chiude il lavoro la lunga title-track, dieci minuti e mezzo che risalgono dall'introduzione struggente dai richiami atmosferici alla veemenza di un black metal deciso e freddo, guidato dallo scream tragico del vocalist; il riffing disegna melodie cariche di atmosfera ed epicità verso un finale anticipato da un passaggio blackgaze sognante e concluso dalla violenza del blast-beat, al termine di un viaggio pregno di introspezione e di contrapposizioni, cavalcando umori variegati e atmosfere opposte in un continuo alternarsi di ferocia e di riflessione, toccando l'abisso per poi da esso risalire attraverso lo spirito, verso il sole. "Sol Sistere", uscito a metà ottobre per la londinese Cult of Parthenope, mostra sin dalla sua cover, ritraente un sole all'apice di un triangolo in cui è inscritto un albero come simbolo di unione tra cielo e terra, il percorso tematico del quintetto di Santiago, orientato verso l'elevazione dello spirito e della conoscenza all'Universo intero in quanto proiezione del proprio stesso essere: è un album in cui l'ascoltatore è invitato a scoprire la luce laddove si annidano solo ombre, nelle lande desolate del subconscio, e in essa ritrovare il legame ancestrale con la natura. 

Il lavoro è feroce e diretto, figlio di una rabbia mai doma, ma al contempo struggente e romantico nel suo definire orizzonti sonori alquanto variegati: la violenza della batteria e le maestose atmosfere create da un riffing serrato e oscuro, a tratti sognante, contribuiscono alla tessitura di un sound tra la pura ferocia espressiva e la tragicità, con un tocco epico sempre presente. I Sol Sistere sembrano qui avere veramente trovato se stessi, proiettandosi in una nuova dimensione musicale e concettuale che sembra destinata a farli diventare una delle band più interessanti del prolifico ma non certo esaltante panorama black metal cileno, fondendo con le loro radici musicali scandinave armonie assolutamente personali e innovative, in una miscellanea di suoni antichi e moderni che dona al lavoro un'essenza unica e definita, elevandolo verso quel sole che è il principio ispiratore di ogni sua singola nota. 

Alessandro Pineschi
Voto: 85/100

Tracklist:
1. The Shimmer Pt 1 
2. The Narrow Path 
3. Ashes 
4. Nothofagus 
5. Black Mass 
6. The Shimmer Pt II
7. Unspoken Verb 
8. Sol Sistere

Line-up:
Pablo Vera: Drums
Ricardo Araya: Guitars (lead)
Pedro Chávez: Bass
Carlos Fuentes: Guitars
S.: Vocals

Web:
Bandcamp
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