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ANGUISH "Doomkvädet" (Recensione)


Full-length, Sun & Moon Records
(2021)

L’inizio di Dicembre è sempre sinonimo di aspettative natalizie, palline colorate, Babbi Natale, renne ed alberi. E io invece ho voglia di farmi una bella recensione di doom metal svedese. Mi sembra del tutto naturale, no? Gli Anguish, gruppo di allegro e frizzante doom metal, provenienti da Uppsala, sono al loro quarto full-length. La band compie i primi passi nel 2010 con un demo dal titolo “Dawn of Doom”, poi qualche split. Nel 2012 il primo album “Through the Archdemon's Head”, e di seguito arrivano nel 2014 “Mountain” e nel 2018 ”Magna est vis Siugnah” ed infine questo grazioso album in recensione. Lo ammetto, sono un po’ in ritardo, è uscito ad agosto 2021...ma diciamoci la verità: si può recensire del sano doom metal ad agosto in riva al mare? La risposta è no, manca l’atmosfera, quindi...la faccio adesso! I simpatici svedesi erano in quattro, ora in tre e rispondono al nome di:

David: chitarra
J.Dee: basso e voce
Linus Oljemark: chitarra
Björn Andersson: batteria (ormai fuori dalla band)

Sei brani oscuri, lenti, per circa cinquanta minuti di total-running. Gli argomenti trattati sono filosofia cosmica e dark fantasy. "Herein I Burn" si apre con un riff di chitarra distorta, lenta e malvagia. La batteria batte potente e rotonda, i ritmi sono lentissimi, il riff della seconda chitarra è più ficcante, la voce è un growl scarico e malato. La traccia è contraddistinta da momenti più veloci ed altri davvero lentissimi al limite con il funeral doom. Sui quattro minuti e mezzo un buon assolo di chitarra, sempre al rallentatore. Quello che permea ascoltando questo pezzo è angoscia, depressione e scoraggiamento. Si prosegue con "Consumed by the Necro Doom", dove i ritmi sono paritetici a quelli del brano precedente se non più lenti, sound claustrofobico che prende la forma di un muro melmoso quasi liquido che occupa tutto lo spazio possibile. E' impressionate come a livello emozionale un pezzo del genere colpisca davvero nel profondo. Verso i cinque minuti tutto si vivacizza chitarra, batteria elevando velocità e groove.

"Deranged and Forgotten" si apre con un delicato ed etereo arpeggio di chitarra, trasformandosi in un riff elettrico decisamente insidioso, poi la batteria come uno scoglio cala su questa atmosfera rarefatta, ritmi rallentati, maligni e malsani, il solo di chitarra a circa tre minuti e trenta spezza il mood del pezzo, ma la sostanza non cambia: doom gigantesco a tratti funeral, sul finire la band riesce a creare un muro sonoro enorme, culminato da un assolo di basso. Un aspetto interessante di questo brano è come nel finale il cantato ricordi molto le band folk scandinave, infatti le tonalità cambiano, diventando meno caustiche ed assumono una tonalità quasi oratoria. Andiamo avanti con "I ett dunkel förlorad": il quarto capitolo dell’opera inizia con una batteria molto potente e un riff chitarristico che entra nel cervello, i ritmi poi rallentano in modo drastico, la voce ha i connotati quasi del black metal, il pezzo è in lingua svedese. A circa due minuti e trenta parte un solo di chitarra lungo quasi un minuto, poi quello di basso. Il brano è decisamente corposo ma i suoi quasi otto minuti passano lisci ed inquietanti, senza nessun considerevole cambio di tempo, un pezzo che comunque non mi appassiona particolarmente.

La penultima traccia, "Blood Veil", prosegue con lentezza e fermezza, ad imporre il doom metal tanto caro ai nostri amici svedesi; atmosfere lente, pesanti e claustrofobiche. Qualche cambio di tempo qui comunque si nota, soprattutto a livello di pelli, dove il batterista in sporadiche occasioni sembra preso da una forza innata e parte a scheggia, per poi incagliarsi nuovamente e ricominciare con il suo lento incedere. I due chitarristi qui danno comunque il meglio di se stessi lanciandosi in alcuni virtuosismi davvero lodevoli. Ultimo capitolo di questa opera funeral doom è "Our Funeral". La chitarra si staglia oscura e tagliente sulla batteria. Ascoltando i dieci minuti di questa traccia sembra che gli altri brani avessero il turbo, lento da non credere, forse troppo. Cade un alone di depressione immane sull’ascoltatore, e naturalmente torna quello che si diceva riguardo al quarto brano, con dei vocalizzi riconducibili quasi alla preghiera agli Antichi Dei…Arrivati lentamente ai sei minuti, l’arpeggio di chitarra si impossessa delle casse dello stereo e una voce lamentosa si spande nell’aria. Il brano finisce come è iniziato: lentissimo, inesorabile e maligno come la Morte.

Considerazioni finali:
Recensire un disco di puro doom-metal con delle spruzzate funeral è, direi, difficile. Rimane tutto lento, quasi monolitico. Il disco di per sé è interessante; i quattro svedesi sanno quello che fanno e sanno quello che vogliono, ovvero innescare nell’ascoltatore quell’angoscia e quell’ansia atavica della vita che tutti abbiamo, chi più e chi meno. Il genere deve piacere, bisogna esserci portati per spararsi cinquanta minuti di lente mazzate sui denti. A me personalmente non spiace, anzi lo trovo a tratti stimolante misurarmi con questo tipo di sonorità. Gli Anguish sono una band che assolutamente non può mancare nella collezione di un amante del genere, e questo disco deve essere messo sempre vicino allo stereo in modo da sentirlo e risentirlo fino allo sfinimento.

Recensore: Igor Gazza
Voto: 85/100 

Traklist:
1. Herein I Burn 
2. Consumed by the Necro Doom
3. Deranged and Forgotten
4. I ett dunkel förlorad 
5. Blood Veil 
6. Our Funeral

Line-up:
David - Guitars
J. Dee - Vocals, Bass
Linus - Guitars
Björn - Drums

Web:
Bandcamp
Facebook

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