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HYPOCRISY "Worship" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast
(2021) 

Torna un po’ a sorpresa con un nuovo album, la creatura di Peter Tagtgren, a otto anni di distanza dal precedente “End Of Disclosure” del 2013. Forse anche qui, come successo per molte band, costrette a stare ferme in sede live, hanno trovato tempo ed ispirazione per scrivere un nuovo lavoro. Se gli Hypocrisy sono stati molto attivi negli anni novanta e sino ai primi anni del nuovo millennio, poi le loro produzioni si sono diradate nel tempo. Ed è una scelta che condivido appieno. In un mondo musicale invaso da musica, molto spesso fatto in serie, è meglio provare ad uscire fuori da questo meccanismo, e rilasciare musica nuova solo quando si ha qualcosa di nuovo da dire. “Worship” è un album degli Hypocrisy in tutto, a partire dalla produzione, per finire con le canzoni. Nel bene e nel male, loro sono riusciti sempre a scrivere della musica estrema facilmente identificabile nel marasma generale. Il loro death metal di stampo scandinavo è per certi versi una garanzia per gli amanti. Nel bene e nel male già sai cosa aspettarti per sommi capi. Su “Worship” non ci sono soprese. Gli Hypocrisy fanno gli Hypocrisy. 

E va detto subito, a scanso di equivoci, questo non è un male. A partire dall’iniziale eponima canzone, introdotta di un’interessante intro su chitarra classica, ci troviamo su coordinate conosciute. La canzone si sviluppa in velocità e travolge subito l’ascoltatore con una struttura ben congegnata. Ottimo il cantato in growl. Già dalla successiva “Chemical Whore” i ritmi rallentano e la chitarra ricama ottime linee melodiche su cui il cantato profondo di Tagtgren risalta in modo preponderante. In “Greedy Bastards” si viene catapultati in un mondo oscuro e tenebroso. Profondità degli abissi. Suoni più moderni fanno capolino in “Dead World”, in cui la velocità torna ad essere centrale, con momenti al limite del blast beat. Il ritmo marziale di “We’re The Walking Dead” scombina di nuovo le carte in tavola e ci assale con la sua cupezza. Raggiungiamo uno degli apici del nuovo lavoro con “Brotherhood Of The Serpent”. Un brano dalle diverse atmosfere, complesso, profondo, con un ottimo lavoro di batteria, che si esalta sugli ottimi riff proposti. 

“Children Of The Gray” è un classico pezzo alla Hypocrisy, con un’alternanza vocale tra scream e growl, che dona dinamicità ad un altro mid tempo, su cui le chitarre si esaltano con ottime linee melodiche. In “Another Day” i ritmi tornano a salire, con una cavalcata death metal di grande impatto, per il brano più breve del lotto ed uno dei più diretti. Forse l’unico brano a non convincere del tutto. Chitarre imponenti caratterizzano “They Will Arrive”, tra riffing potente alternato a linee melodiche d’impatto. In questa alternanza gli Hypocrisy sono dei maestri e lo ribadiscono per l’ennesima volta. In “Bug In The Net” è possibile apprezzare il wall of sound di Tagtgren, con melodie stranianti a contrastare il muro di suono di chitarra. La cavalcata finale di “Gods Of The Undreground” chiude in bellezza un grande ritorno. Con “Worship” si possono fare diverse considerazioni. Gli Hypocrisy si confermano una grande band, con l’ennesimo ottimo lavoro della loro lunga carriera. Il death metal svedese è vivo e vegeto, e lo resterà fino a quando continueranno ad uscire lavori di questo spessore.

Recensore: John Preck
Voto: 78/100 

Tracklist:
1. Worship 
2. Chemical Whore 
3. Greedy Bastards 
4. Dead World 
5. We're the Walking Dead 
6. Brotherhood of the Serpent 
7. Children of the Gray 
8. Another Day 
9. They Will Arrive 
10. Bug in the Net 
11. Gods of the Underground

Line-up:
Peter Tägtgren - Guitars, Vocals, Bass, Songwriting, Lyrics
Mikael Hedlund - Songwriting (tracks 2 & 7), Bass (credited but does not play)
Horgh - Drums, Songwriting (tracks 2 & 11)

Web:
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