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UNANMATED "Victory in Blood" (Recensione)


Full-length, Century Media Records 
(2021) 

Quasi tredici anni sono trascorsi dall'uscita di "In the Light of Darkness", che aveva ufficializzato l'inattesa reunion dei colossi del death/black metal svedese Unanimated dopo un'assenza dalle scene durata undici anni; la band di Stoccolma fondata nel lontano 1988 dal chitarrista Johan Bohlin e dal bassista ed ex-vocalist Richard Cabeza dei più noti Dismember torna con il quarto album in studio "Victory in Blood", che giunge a tre anni di distanza dall'Ep "Annihilation" e ambisce a donare al quintetto una nuova primavera e una stabilità in vero mai effettivamente raggiunta. Al posto dello storico batterista Peter Stjarnvind (Mercliless, Pest) troviamo Anders Schultz degli Unleashed e alla seconda chitarra l'ex-General Surgery Jonas Deroueche, a concludere insieme alla storica voce Micke Broberg una formazione rinnovata che intende regalare un presente ed un futuro ad un progetto che sembrava essersi definitivamente estinto più di venticinque anni fa. L'album, rilasciato lo scorso dicembre sotto la tedesca Century Media Records, si compone di dodici tracce comprensive di intro e di due interludi, per un totale di quasi cinquanta minuti di durata che si fanno ambasciatori di una nuova ondata di spietata violenza made in Sweden carica di armonie e di tecnica, testimone del prepotente ritorno sulla scena di una delle formazioni estreme più longeve delle fredde terre scandinave. 

La fusione di death metal e black metal, di violenza sonora e di melodia, che da sempre ha caratterizzato la musica degli Unanimated si scopre qui rinvigorita dall'abilità tecnica dei nuovi arrivi in formaizone e di un wall sound massiccio e ben definito che si distende attraverso soluzioni armoniche notevoli e variegate. Le chitarre di Bohlin e di Deroueche si intrecciano brillantemente a partorire un riffing serrato e tagliente che serpeggia sotto i colpi devastanti della batteria veemente di Schultz, mentre il cantato tra lo scream e il growl di Broberg rende l'atmosfera oppressiva e il basso di Cabeza si inserisce prepotente laddove il ritmo rallenta e si raggiungono tonalità cupe e disturbanti. Il livello composivo è elevato, nonostante la brevità delle tracce, dominate dai cambi di tempo e da virtuosismi che non lasciano scampo all'ascoltatore, trascinato come un peso inerme in una spirale di violenza sonora e di graffiante melodia. Si parte subito con la ferocia disarmante della title-track, ottimo esempio di melodic death/black metal guidato dalla veemenza della batteria e da un riffing affilato e deciso, che raggiunge tonalità cupe e disturbanti in prossimità del rallentamento ipnotico di metà traccia, scandito dal growl catacombale di Broberg; il finale è un crescendo epico e travolgente fino al blast-beat martellante conclusivo, che romba come un tuono in un caldo pomeriggio d'estate. "Seven Mouths of Madness" si apre con un riff oscuro e freddo su cui si scaglia una formidabile accelerazione melodic death metal arricchita da linee di chitarra gelide e serrate, prima di un memorabile refrain dai richiami thrash/black e una ripresa finale epica e aggressiva; un arpeggio acustico e un riff melodico aprono il singolo "As the Night Takes Us", caratterizzato da un mid-tempo martellante tra black metal e death metal, spezzato in due da intervallo melodico con cantato sussurrato e demoniaco che si spalanca al vituosismo dell'assolo conclusivo di Bohlin.

L'intermezzo acustico e dalicato "With a Cold Embrace", reso raffinato dal cantato sognante del vocalist, spalanca le porte ad una seconda pare di release che si apre con la ferocia di "Demon Pact (Mysterium Tremendum"), martellante pezzo thrash/death dal riffing sinistro e tagliente di matrice black metal, concluso da un crescendo di epicità dallo slow-tempo centrale all'assolo melodico conclusivo, prima di un finale acustico. Con gli oltre sei minuti di "XIII" il ritmo rallenta e la furia momentaneamente si placa, lasciando il posto ad un death/doom dal refrain orecchiabile e dal riffing cupo, arricchito dal growl cavernoso di Broberg e intervallato da un intermezzo acustico in clean vocals prima di un brillante assolo melodico in crescendo dai richiami heavy. La delicata strumentale dai richiami folk "Chaos Ascends" si apre ad una parte finale schiusa dal riffing serrato ed epico e dal martellante thrash/death tecnico di "The Golden Dawn of Murder" e terminata dalla ben più lunga e ragionata "The Poetry of the Scared Earth", oltre sette minuti di slow-tempo e riff melodici e lenti, in un crescendo di epicità dal memorabile refrain alla sezione acustica che anticipa l'assolo finale, in un vortice di armonia e raffinatezza tecnica che donano al lavoro una sublime quanto inaspettata conclusione. 

"Victory in Blood" sembra segnare un vero e proprio punto di partenza per la nuova fase della tormentata vita degli Unanimated, formazione che nel corso degli anni non è mai riuscita a dare un seguito ai propri lavori e che ha di fatto spezzato a metà la propria biografia, tra una prima parte rappresentata da capolavori quali "Ancient God of Evil" e una seconda in verità mai decollata. Il nuovo lavoro del quintetto di Stoccolma non solo avvicina il livello di quegli anni ma incarna perfettamente la volontà di Bohlin e soci di continuare nonostante le avversità a comporre nuova musica e proseguire la loro avanzata di violenza sonora iniziata ormai quasi trentadue anni fa, senza porsi limiti di alcun tipo nè adottare soluzioni musicali più contenute. Schultz si presenta nella discografia ufficiale della band con un'abilità notevole dietro le pelli, che lo rende il vero cocchiere dell'aggressività dominante dell'album, mentre le due chitarre di Deroueche e Bohiln duettano egregiamente; la ricetta è così servita, a comporre un'opera di ferocia e di tagliente melodia che si fa di quando in quando lenta e ipnotica, rincorrendo lidi disturbanti e lugubri per poi riprendere a macinare la sua furia con sempre più foga e con sempre più frenesia. Ci auguriamo pertanto che la nuova era degli Unanimated cominci da qui, scongiurando l'ipotesi di attendere altri tredici anni e nuovi innesti per veder sorgere un seguito di questo eccellente e graditissimo ritorno. 

Recensore: Alessandro Pineschi 
Voto: 82/100

Tracklist:

1. Victory in Blood 
2. Seven Mouths of Madness 
3. As the Night Takes Us 
4. The Devil Rides Out 
5. With a Cold Embrace 
6. Demon Pact (Mysterium Tremendum) 
7. XIII 
8. Scepter of Vengeance 
9. Chaos Ascends
10. The Golden Dawn of Murder
11. Divine Hunger 
12. The Poetry of the Scarred Earth

Line-up:
Jonas Deroueche Guitars
Johan Bohlin Guitars
Richard Cabeza Bass
Micke Broberg Vocals
Anders Schultz Drums

Web:
Bandcamp
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