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PURE WRATH "Hymn to the Woeful Hearts" (Recensione)


Full-length, Debemur Morti Production 
(2022)

Tra i massimi esponenti del black metal asiatico che si sono saputi distinguere nell'ultima decade per la loro capacità di rielaborare liriche e melodie tradizionali esotiche in versione estrema troviamo senza dubbio il progetto solista indonesiano Pure Wrath, fondato nel 2014 dal polistrumentista Januaryo Hardy, in arte Ryo, e giunto in questo inizio di 2022 al suo terzo album in studio, dal titolo "Hymn to the Woeful Hearts". L'album, che arriva a quattro anni di distanza dal predecente "Sempiternal Wisdom" e a due dall'EP "The Folorn Soldier", rappresenta l'ennesima evoluzione sonora e stilistica del musicista di Bekasi, città della provincia occidentale dell'isola di Giava, caratterizzata da un black metal intriso di malinconia ed epicità che avvolge l'ascoltatore pezzo dopo pezzo in una tela di sontuose melodie, di brutali accelerazioni e di maestosi passaggi corali, trascinandolo nel suo vortice musicale dalle molte sfumature e dalla tecnica sopraffina. Il mastermind del progetto è qui accompagnato dal batterista Yuriy Konovov e dalla pianista e violoncellista Dice Midyanti, a definire una line-up ristretta ma che riesce a partorire una ricca composizione di suoni duri e raffinati, tra le linee fredde e atmosferiche delle chitarre, la ferocia della batteria e l'aura struggente delle tastiere che incanta e sorprende, facendosi ambasciatrice di testi tragici ricavati da un terribile fatto di cronaca locale. 

Il concept dell'album è incentrato sulla drammatica vicenda dell'omidicio di massa che ebbe luogo in Indonesia tra l'ottobre del 1965 e il marzo del 1966 e che rappresenta uno dei più sanguinosi massacri della storia contemporanea, costato la vita ad un numero di persone compreso tra le 500.000 e il milione di unità. La vicenda si svolse in seguito al crollo del Partito comunista indonesiano in favore del cosiddetto Nuovo Ordine del generale dell'esercito Sukarno, che si fece mandante dello sterminio dei militanti di sinistra, ritenuti ingiustamente responsabili del fallimento del colpo di stato da cui scaturirono gli eventi. Con il sostegno dei Paesi d'Occidente, tra cui gli Stati Uniti tramite l'invio di spie e la diffusione di false notizie, la persecuzione anti-comunista ebbe inizio nella città di Jakarta e terminò a Bali, intensificandosi proprio nell'isola di Giava, tramite squartamenti e decapitazioni pubbliche a cui parteciparono anche fondamentalisti islamici e civili, saccheggi di interi villaggi e creazioni di vere e proprie milizie; "Hymn to the Woeful Hearts" ("Inno ai cuori afflitti") rappresenta una dedica ad una donna sopravvissuta al massacro, madre di un giovane torturato e decapitato durante gli orribili fatti, e nell'artwork curato da Aghy Purakusuma viene raffigurata una casa di campagna in fiamme, con la sua anziana proprietaria che fugge verso un'insperata salvezza, nel teatro di violenza e follia della sua città.

L'album si apre con l'introduzione struggente dai richiami folk di "The Cloak of Disquiet", brano scandito dal riffing atmosferico e tagliente di Ryo e dalla batteria feroce di Kovonov, cocchieri di un blast-beat epico e travolgente e dallo scream graffiante che unisce rabbia e drammaticità in un'unica amalgama di suoni; linee di chitarra melodiche e tragiche e il cantato disperato del mastermind conducono all'intermezzo post-rock, seguito da una ripresa dominata dalle eco atmosferiche del violoncello di Dice e da un riffing serrato verso un finale cupo e coinvolgente. "Years of Silence" si distingue per le armonie fredde di Ryo, autore di una serie di brillanti assoli di matrice post-black di elevata epicità, fino al rallentamento ipnotico centrale su cui si alzano cori liturgici, prima di una ripresa dai riff melodici e uno struggente finale in solo di pianoforte. La successiva "Presages from a Restless Soul" è un brano più diretto e feroce, guidato dalle chitarre affilate del mastermind e dalla batteria di Kovonov e scandito da un malinconico assolo centrale, che anticipa un sontuoso crescendo finale di armonie epiche e travolgenti, pregne di malinconia e di autentica disperazione e dalle quali l'ascoltatore rimane inevitabilmente trafitto. 

Il brano più lungo della release è "Footprints of the Lost Child", che in nove minuti e mezzo alterna blast-beat atmosferico e dal riffing melodico a cupi rallentamenti e maestosi passaggi di tastiere fino al coro epico e travolgente che chiude la prima parte del brano; un intermezzo acustico in un crescendo malinconico che anticipa una ripresa guidata dal riffing melodico e tagliente di Ryo, verso un finale corale imponente e tragico. Chiude il lavoro la breve title-track, struggente pezzo strumentale brillantemente eseguito dal mastermind in collaborazione con Nick Kushnir, che rinnova l'aura tragica dell'album segnando la fine della sua trama di sangue ed orrore, lasciando sopraggiungere l'eco delle vittime e il rimorso dei sopravvissuti, in una spirale di raggelante tragicità che non conosce cura. "Hymn to the Woeful Hearts" è la consacrazione del progetto principale di Ryo, polistrumentista eclettico dalle radici brutal death metal, che in questo terzo album in studio firmato Pure Wrath intende mostrare tutta la sua abilità tecnica e compositiva proponendo un melodic black metal atmosferico e malinconico, in cui rende omaggio alla sua terra in uno dei più raccapriccianti eventi della sua storia, tributandone le radici musicali attraverso passaggi folk e la costante essenza drammatica e disperata. 

Siamo di fronte ad un capolavoro ricco di personalità e dall'identità pen definita, brillantemente realizzato grazie alle capacità indubbie del mastermind, esecutore di armonie di chitarra avvolgenti e intriganti, alla ferocia dell'ottimo Kovonov e alle struggenti melodie di Dice, i cui passaggi in violoncello e tastiera donano al lavoro un'ancor più marcata drammaticità. La lunga attesa non è dunque stata vana e Januaryo Hardy è riuscito a presentare un'ottima espressione della sua idea di black metal come veicolo di emozioni che non trova nella sola rabbia la loro identità, ma che tende a destare dall'animo le sensazioni negative e laceranti che accompagnano il riaffiorare dei nostri ricordi più dolorosi e degli episodi più tragici della storia umana. 

Recensore: Alessandro Pineschi
Voto: 87/100

Tracklist:
1. The Cloak of Disquiet 
2. Years of Silence 
3. Presages from a Restless Soul 
4. Footprints of the Lost Child 
5. Those Who Stand Still 
6. Hymn to the Woeful Hearts

Line-up:
Ryo - Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Songwriting, Lyrics

Web:
Bandcamp
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