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BURIAN "Furia degli Elementi" (Recensione)


Full-length, Independent 
(2022)

A dieci anni esatti dalla loro fondazione e a quasi nove dalla pubblicazione della demo d'esordio "Rancore", con nel mezzo solo un paio di live-album, i latinensi Burian hanno finalmente rilasciato il loro atteso primo lavoro sulla lunga distanza, dal titolo "Furia degli Elementi". Il disco, auto-prodotto dal quintetto laziale, si compone di sei feroci tracce di puro e graffiante black metal old-school che sembrano rievocare le arcane glorie dei primi anni Novanta, quasi a tributare le origini di questo genere ricalcandole l'aura maligna e aggressiva che ne ha contraddistinto le origini, senza farsi promotori di chissà quali innovazioni stilistiche o musicali. La formazione si compone del cantante Thanatos, del bassista Insitor, del batterista ex Mortem e del chitarrista Gravestench, in una compagine ormai ossidata che in questo tardivo debutto si mostra perfettamente in grado di rappresentare una certa tipologia di black metal feroce e primitivo, che sa rallentare e intraprendere sentieri lugubri e ipnotici senza mai smettere di mostrarsi oscuro e malvagio, in modo da accompagnare l'ascoltatore passo dopo passo verso le sue nere profondità abissali.

Il lavoro si apre con la breve introduzione ambient "Crepuscolo dell'umanità", che anticipa le tematiche distopiche dell'album, incentrate sulla denuncia dell'ipocrisia cristiana e sulla vendetta della natura contro le atrocità dell'uomo, con apprezzabili riferimenti alla mitologia greca e romana. A seguire troviamo la brutale "Limbo dell'esistenza", dedica spirituale alla dea della magia Ecate, signora dell'oscurità e padrona dei demoni malvagi, guidata dal freddo e tagliente main-riff di Gravestench e dalla batteria cacofonica di Ex Mortem: lo scream atroce e talvolta tendente al growl di Thanatos e le linee graffianti del basso di Insitor fanno il resto, tra repentini cambi di tempo dai richiami death old-school, improvvisi rallentamenti e furiose accelerazioni che rievocano band nostrane quali Necromass ed Opera IX. La title-track è più lenta e ipnotica, caratterizzata da un riffing disturbante e da un'atmosfera tenebrosa e oppressiva, in una progressione ritimica guidata da melodie di chitarra serrate e da una batteria incalzante che sembra scandire passo dopo passo l'evolversi di una furia impossibile da domare.

La lunghissima "Burian", brano ripreso dalla demo di debutto, con i suoi oltre otto minuti di durata sferza come il gelido vento siberiano del suo titolo attraverso tematiche apocalittiche e catastrofiche, segnata da melodie oscure e da un drumming folle e caotico che a tratti sembra scollegato dagli altri strumenti, fino all'intermezzo acustico lugubre su cui la voce sussurrata di Thanatos sembra evocare poteri occulti; un riff gelido e spettrale schiude la ripresa finale, nella ritrovata violenza di un wall of sound puramente old-school. La serrata "Palazzo d'Inverno" dà dimostrazione dell'abilità dei Burian di picchiare duro senza farsi troppi scrupoli, interrompendo il suo vortice di ferocia solo in prossimità del finale black/doom scandito da un riff sinistro e distorto, similmente ripreso anche nella conclusiva "La grande menzogna", brano ispirato all'oppressione cristiana dei culti romani e delle tradizioni pagane, che dopo poco meno di mezz'ora pone fine all'apocalisse sonora fornita dal quartetto di Latina al suo esordio sulla lunga distanza.

"La furia degli elementi" è un album che riflette lo spirito dei Burian e che ricalca perfettamente la tragicità del suo titolo, percuotendo l'ascoltatore come un uragano e trascinandolo nel suo vortice sonoro, per poi lavorarlo a poco a poco con melodie ipnotiche e tetre, a cavallo tra l'aggressività del blast-beat e l'aura lugubre e gelida di un black/doom che sembra attingere direttamente ad una certa scena di inizio anni Novanta. Il debut album dei Burian è un manifesto del black metal vecchia scuola, caratterizzato da riff taglienti e ripetitivi, una batteria cacofonica e vocalizzi spaventosi che non aggiungono nulla a quanto pubblicato dopo il 1993 e non pretendono di distinguersi dalla massa, nè a dire il vero sembra loro intenzione proporre una musica tecnicamente degna di nota: la produzione è approssimativa, il wall of sound spesso indefinito e gli strumenti talvolta slegati tra loro, taluni accelerati laddove altri decelerano, ma lo spirito devastante e schietto della band è evidente dalla prima all'ultima traccia, in cerca forse di una vera e propria identità e di una maturità stilistica che in futuro ci auguriamo vengano raggiunte.

Alessandro Pineschi
Voto: 70/100

Tracklist:
1. Crepuscolo dell'umanità 
2. Limbo dell'esistenza 
3. Furia degli elementi 
4. Burian 
5. Palazzo d'Inverno 
6. Magnitudo 
7. La grande menzogna

Line-up:
Thanatos - Vocals
Gravestench - Guitars
Insitor - Bass
Ex Mortem - Drums

Web:
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