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HAMMERFALL "Hammer of Dawn" (Recensione)


Full-length, Napalm Records
(2022)

Gli Hammerfall con questo album festeggiano i venticinque anni del loro debutto, quel "Glory To The Brave" che arrivò nel 1997 come un fulmine a ciel sereno, in un periodo in cui pareva non ci fosse più molto posto per l'heavy metal classico o il power metal. Per fare una panoramica generale, in quegli anni i Judas Priest pubblicavano il quasi thrash-oriented "Jugulator", gli Iron Maiden rilasciavano quello che è ancora probabilmente il loro album più brutto, ovvero "Virtual X", e in generale gli echi del grunge e dell'alternative non si erano ancora del tutto spenti. Avevamo quindi da una parte una generale crisi di identità di molte band e poi l'esplosione definitiva del groove e del nu-metal. Certamente non mancavano le formazioni che proponevano metal classico, ma solo gli Hammerfall riuscirono nell'impresa di vendere tantissime copie con un album (di debutto) di heavy/power metal, seguiti dai nostrani Rhapsody (e questo noi italiani non dovremmo mai dimenticarlo...). Il successo venne poi bissato col successivo "Legacy Of Kings" (1998) e in parte anche dal buon "Renegade" (2000).

Possiamo quindi affermare che gli Hammerfall fecero risorgere il metal negli anni Novanta, e non credo si possa obiettare molto in questo senso, perlomeno se parliamo in termini di business. Ma ora parliamo di questo loro dodicesimo album in studio, intitolato "Hammer Of Dawn". Diciamo subito che questo disco, forse anche volutamente, ripesca molti degli elementi di "Glory To The Brave", forse per omaggiargli questo quarto di secolo che è letteralmente volato via, quindi abbiamo di fronte un album di puro power/heavy metal, probabilmente anche un po' prevedibile e scontato, ma godibile dalla prima all'ultima canzone. Sembra davvero che il tempo non sia passato per questa band perchè la ricetta che propongono è davvero tale e quale a quella degli inizi. Potremmo anche affermare che in realtà questa band non è mai veramente cambiata, ma qualche piccola novità si era scorta negli album compresi tra il 2005 e il 2014. Per carità, nulla di eclatante, ma sembrava che la band stesse imbastendo un discorso un po' più variegato rispetto a queste ultime produzioni. Di fatto questo processo di completo ritorno alle origini si era già avviato coi precedenti "Built To Last" e "Dominion", ed ora è completo.

In questo album la velocità è messa leggermente da parte, in quanto sono i rocciosi mid tempo a dettare legge, il tutto condito con i refrain melodici e memorizzabili di Joacim Cans. Canzoni ruffiane come "Brotherhood" e "Hammer Of Dawn", poste in apertura, sono fatte apposta per acchiappare subito il fan con la nostalgia, ma funzionano abbastanza bene. Questa formula però con l'andare dei minuti comincia un po' a mostrare la corda, e dopo la bella "No Son of Odin", che reputo essere uno degli episodi migliori del lotto, proseguiamo in un viaggio un po' troppo standard, e pezzi non trascendentali come "Venerate Me" o "Reveries" simboleggiano un po' la fase calante che colpirà l'album anche coi brani seguenti. In ogni caso abbiamo ancora dei buoni episodi, come ad esempio "Too Old to Die Young", veloce e trascinante che poi è seguita dalla solita semi-ballad sttrappalacrime presente in ogni loro album, ovvero "Not Today". Sul finale cito ancora le adrenaliniche "Live Free or Die" e la conclusiva "No Mercy", che pur non brillando di chissà quale virtù, schiacciano il piede sull'acceleratore e regalano un po' di potenza, che non fa mai male.

Era lecito aspettarsi di più dagli Hammerfall dopo dodici album? Per me no, o almeno non troppo. Hanno fatto ciò che dovevano fare e sanno fare meglio. A volte abbiamo a che fare con dei refrain e dei cori così banali da strapparci un sorriso, ma è indubbio che questa band ha sempre saputo scrivere delle buone canzoni, a tratti ottime. Forse a questo disco manca qualcosa, anche solo un pezzo che si elevi sugli altri in modo determinante, ma nell'insieme questo "Hammer Of Dawn" è un buon disco che accontenterà i fan della band e i seguaci delle forme più classiche di metal. Certo è che, secondo me, i due album precedenti erano un po' più convincenti, ma poco importa...La loro musica continua a regalare buoni e piacevoli momenti di svago. Loro sono così, prendere o lasciare.

Sergio Vinci
Voto: 68/100

Tracklist:
1. Brotherhood 
2. Hammer of Dawn 
3. No Son of Odin 
4. Venerate Me 
5. Reveries 
6. Too Old to Die Young 
7. Not Today 
8. Live Free or Die 
9. State of the W.I.L.D.
10. No Mercy

Line-up:
Oscar Dronjak - Guitars
Fredrik Larsson - Bass
Joacim Cans - Vocals
Pontus Norgren - Guitars
David Wallin - Drums

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