BLUT AUS NORD "Disharmonium - Undreamable Abysses" (Recensione)
Full-length, Debemur Morti Productions
(2022)
In profondità mai solcate da anima umana, da lunghi eoni dimore di innominabili creature degli abissi, attraverso l'oblio della ragione e la manifestazione onirica prendono vita suoni e rumori che sembrano giungere da altre dimensioni, come eco lontane e agghiaccianti di mondi sperduti ai confini del cosmo: così si può descrivere la musica dei Blut aus Nord, formazione francese giunta ormai in prossimità del suo trentesimo anno di attività e al suo quattordicesimo album in studio, dal titolo "Disharmonium - Undreamable Abysses". L'ultima creazione del genio di Vindsval giunge a tre anni di distanza dal precedente "Hallucinogen" e ad un anno dal debutto del suo progetto parallelo Forhist e proietta il trio di Mondeville in una nuova e più agghiacciante dimensione, carica di follia e di orrore, di sonorità che trascendono il mondo materiale e accompagnano la mente in un viaggio allucinatorio attraverso incubi indescrivibili e Universi inimmaginabili al di là del cosmo, annichilendo la ragione in favore del delirio e la realtà in favore del sogno.
Il progetto nasce in Normandia nel 1994 per mano del già citato polistrumentista e del batterista e tastierista W.D. Feld, per poi arricchirsi nove anni più tardi della presenza del bassista GhOst: album dopo album la musica dei Blut aus Nord si è evoluta con incredibile costanza, abbandonando le radici raw black metal dai contorni atmosferici degli esordi verso un metal sperimentale che oggi sfugge a qualsivoglia definizione, oltrepassando il descrivibile e assumendo le sembianze di una musica allucinogena e inquietante nella quale abbandonare l'Io e smarrire per sempre le radici dell'anima materiale. "Disharmonium - Undreamable Abysses" è l'ennesima tappa di questo folle viaggio, un lavoro in sette tracce per un totale di quarantasei minuti di durata in cui si accavallano suoni spaventosi al limite del noise, brutali accelerazioni e rallentamenti black/doom, passaggi ambient e momenti psichedelici che definiscono panorami onirici straripanti di orrore, volti a sconvolgere la mente e trascinare il corpo negli incubi più raccapriccianti che anima umana sia in grado di produrre.
"Chant of the Deep Ones" apre le danze con i suoi oltre sette minuti e mezzo schiusi dalla violenza della batteria di W.D. Feld e dall'aura sinistra delle sue tastiere, mentre tra distorsioni estreme e passaggi industrial si ode lo scream spaventoso e indefinito di Vindsval: seguono armonie gelide e dissonanti, rallentamenti oppressivi dai richiami onirici brillantemente chiuse da un lungo assolo melodico e cupo, dai toni quasi epici. Il black/doom ipnotico e logorante della successiva "Tales of the Old Dreamer" fa mutare atmosfera e sensazioni, arricchendosi di melodie ronzanti difficilmente sopportabili e un coro di voci spettrali che sembrano lamenti provenienti da altre dimensioni: un riffing cupo e melodico accompagna il brano al suo passaggio più folle, un noise sperimentale e psichedelico che avvelena la mente in un crescendo distopico fino all'assolo tecnico e disturbante che anticipa un finale in continua dissonanza e dalle armonie più deliranti.
"Neptune's Eye" apre una seconda parte di album ancor più votata alla sperimentazione e al delirio: dopo un esordio feroce e martellante sopraggiungono melodie di tastiera lugubri e snervanti, voci mostruose e riff alienanti in vista di un rocambolesco finale industrial dai toni psichedelici; sulla stessa falsa riga troviamo "That Cannot Be Dreamed", lento e logorante brano avant-garde/industrial metal ricco di cambi di tempo, progressioni accattivanti, canti spettrali in clean vocals e suoni spettrali ad anticipare l'accelerazione del finale. L'album si chiude con "The Apotheosis of the Unmable", dall'introduzione brutale e disturbante e con armonie sinistre guidate da vocalizzi inumani e riff logoranti: un intermezzo drone/ambient apre il crescendo progressive della seconda parte, tra melodie epiche che collassano nella sfuriata black del finale, a chiudere il viaggio tra singhiozzi alieni terrificanti.
"Disharmonium - Undreamable Abysses" è un altro folle tragitto nella discografia in costante evoluzione dei Blut aus Nord, sempre più ambasciatori musicali di spazi remoti e deliranti e sonorità dissonanti che rifiutano con decisione ogni etichetta: susseguono repentini cambi di tempo, armonie di chitarra e di basso raggelanti e tastiere lugubri, tra avvolgenti passaggi industrial e assoli melodici su cui la voce di Vindsval assume contorni sempre più variegati, carichi di un'essenza aliena che assume le sembianze di uno strumento. Non smettono mai di sorprendere i tre normanni nella loro veste di portatori di allucinazioni musicali, e di nuovo noi comuni mortali non possiamo che sederci e farci trascinare dalla loro musica in Universi lontani e abissi spaventosi, da cui forse mai potremmo riemergere.
Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 86/100
1. Chants of the Deep Ones
2. Tales of the Old Dreamer
3. Into the Woods
4. Neptune's Eye
5. That Cannot Be Dreamed
6. Keziah Mason
7. The Apotheosis of the Unnamable
W.D. Feld - Drums, Electronics, Keyboards
Vindsval - Guitars, Vocals
GhÖst - Bass
Web:
Bandcamp
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