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DEMOGHILAS: tentazioni alternative (Intervista)


Demoghilas è una one man band che ha già realizzato diversi album e "Sin Easter" (recensione QUI) rappresenta la sua terza uscita sulla lunga distanza. Classificare questo progetto in un genere ben preciso è impresa ardua, anche se di base questo artista è ben piantato nella scena industrial ed elettronica, e poi al tutto viene aggiunto l'elemento metal, che in quest'ultimo lavoro forse è più presente rispetto ai precedenti. Andiamo quindi a scoprire Alfred Zilla, personaggio interessante e che ha molte cose da dire!

01 - Ciao Alfred e benvenuto! Come nasce Demoghilas? Con quali obiettivi?
Ciao e grazie, anzitutto! Il progetto Demoghilas nasce dalla mia passione per la musica Metal, dal desiderio di suonare e dalle difficoltà nel gestire una vera e propria band, oltre che a fare dei concerti. Quindi è un progetto solista, una one-man-band. Il nome viene da un personaggio di un mio racconto. L’obiettivo è mettere insieme i miei generi musicali preferiti, senza appartenere a nessuna etichetta sterile, e trovare una valvola di sfogo, una via di fuga, un modo per raccontare delle storie e creare uno scenario che rifletta tutto il marcio di questo mondo e che, almeno con la musica e con qualche personaggio delle mie opere di fantasia preferite, faccia finire bene le cose.

01 - Quanto tempo hai impiegato per scrivere "Sin Easter"? Dove e da chi è stato prodotto?
«Sin Easter» era stato pensato come una continuazione del precedente lavoro «Gallows Hood». Ho iniziato a concepirlo durante il primo lockdown, per poi sviluppare una storia vera e propria e uno stile che avevo ancora omaggiato poco, ovvero il Melodic Death Metal, senza per forza fare un album di genere. La tematica è legata alla Pasqua, come rinascita, ai Sette Peccati Capitali e ad alcuni aspetti negativi della mia vita: l’abbandono, il rifiuto, l’inganno; il dolore, la rabbia, la speranza… tutto in amore e in amicizia. Le incisioni vere e proprie sono iniziate ad Agosto e sono finite a Gennaio, post-produzione inclusa. Questa volta, a differenza dei precedenti lavori, ho mixato e masterizzato tutto io, per mettermi alla prova e mostrare al mondo ciò che ho imparato.

03 - Quali sono le band che in qualche modo hanno ispirato la tua musica, o semplicemente il tuo modo di suonare?
Come detto altre volte, il mio amore per questo stile e per la voglia di fare musica va ad una band in particolare: i Rammstein. Nei primi anni universitari studiavo con del Death Melodico in sottofondo (Amon Amarth, Arch Enemy, Dark Tranquillity, Insomnium…) Negli ultimi anni mi sono avvicinato all’Hard Rock classico, alla base, per ricercare anche una coerenza un pò più calma. In sostanza, Industrial, Doom e Melodic Death sono le diramazioni che più mi rappresentano, ma anche altri generi come le colonne sonore di «Final Fantasy» o dei Goblin, quindi anche un pò di Rock Progressivo…

04 - La copertina come consuetudine vede la tua figura come protagonista. Come mai questa scelta e relativo significato?
Non c’è una vera e propria intuizione… potrei dirti che lo faccio per vincere la mia timidezza, in contrasto allo stare sotto i riflettori, o anche per mettere alla prova quanto studiato nel corso di ritratti e autoritratti che frequentavo… delle persone, con cui non ho un rapporto amichevole, mi hanno spesso accusato di essere un egocentrico, con queste foto spesso mi domando se lo sono, ma chi non lo è alla fine? Non sono un fotografo, non un professionista, specialmente in quest’ultimo album ho cercato di dare una trama delle canzoni anche con le foto, cosa che nei precedenti lavori non avevo fatto.


05 - Vuoi parlarci più nel dettaglio di come nasce un tuo brano e di come procedi successivamente fino alla realizzazione finale dei tuoi dischi?
Molte melodie riecheggiano nella mia testa da quando ho iniziato a suonare. Ma in realtà sono sempre altre musiche già esistenti, altre storie che devono essere ricordate e riscritte secondo la propria semantica, come ogni artigiano fa. Comunque, prima delle parole ho l’assoluta necessità di avere una base per incastonare ogni tassello. Registro a casa, ho un piccolo studio casalingo. Chitarra e basso sono gli unici strumenti, la batteria sono costretto a campionarla per ovvi motivi (i costi, il rumore…) Le tematiche sono sempre legate al mio mal di vivere, per colpa di questo mondo e del suo sistema. I testi, ci metto parecchio a comporli, è sempre una questione di tanti fattori: sensazioni, rabbia, pace… ogni volta che mi viene in mente qualcosa la scrivo subito, finché non ne ho abbastanza per un testo vero e proprio che poi curo per renderlo più omogeneo.

06 - Ci sono degli ospiti nell'album? E credi che Demoghilas potrebbe allargarsi ad una vera e propria band in futuro?
A livello di musicisti non ho mai chiesto la collaborazione di nessuno, ad esclusione di Pierpaolo Lucchesi dei Traum Jesters e dei Mayfair FM, che ha provveduto alla post- produzione dei primi due lavori. Inizialmente ci doveva essere il mio ex bassista, Elio, a comporre le tracce di basso, sarebbe venuto fuori un basso molto blues… ma per via del lavoro, dell’età e di altre cause, Elio si è ritirato dalle scene. È stato un peccato perché gli voglio molto bene, è il musicista più serio mai incontrato e insieme avevamo grandi idee tecniche. No, credo che per ora continuerò a rimanere da solo, in modo da gestire i miei tempi con tutta tranquillità. Comunque, anche se non in fase di incisione, delle collaborazioni ci sono: il basso è della compagna del mio migliore amico, l’assolo di «Barbecuetioner» me lo ha suggerito mio zio, da una sua litania che usava per prendere in giro il nostro vecchio gatto, la chitarra acustica - prima volta che la uso in un album dei Demoghilas - me la prestò Valerio Penna dei VAM. Opero da solo come sempre, ma qualche aiuto dal mondo esterno non manca.

07 - Progetti per il futuro?
Musicalmente parlando, è iniziata la lavorazione del nuovo album, previsto per l’estate del 2024, il tempo di risolvere altre cose nella sfera privata che lo renderanno meno velenoso degli altri, si spera. E anche una re-incisione del secondo album, «Gallows Hood» in una chiave più simile a questo mio ultimo lavoro, senza quella grande mole di suoni. Sto riaprendo anche il vecchio canale YouTube di musica. Ho in mente altre due storie per questo progetto e per questo decennio, prima che decida di calare il sipario. Ti direi che tornerò presto in sala prove con nuovi musicisti e che faremo dei concerti, ma non mi sta bene il modo in cui i locali sfruttano e chiudono le porte a chi non ha contanti e seguito, che alla fine è sempre la solita gente… da solo, in acustico o con amici occasionali, sarò sul palco, ma capiterà quando dovrà capitare e mi sta bene, è sempre stato nei miei piani apparire e svanire subito dopo. E soprattutto quando i tempi sono buoni, così come il luogo e la gente.

08 - A te l’ultima parola…Un saluto!
Grazie per le domande, per l’interessamento, sono certo che ci saranno altre occasioni per rivederci. Quando qualcuno si chiede perché esiste il progetto Demoghilas, perché faccio quello che faccio e sono quello che sono, è perché ero stanco di tutto già dopo i miei 20 anni, e col tempo questa insofferenza è solo peggiorata. Sono stanco della sovrappopolazione, della sporcizia, di tutto questo buonismo socio-politico religioso e mafioso. Stanco di questo mondo troppo stupido per finire anche con una pandemia. E stanco della gente che ti illude e tratta da giocattolo finché gli fa comodo, finché i loro presunti problemi - mentali - non hanno la precedenza. Non c’è più rispetto, né disciplina. E penso che la razza umana si meriti ben di peggio di quanto sta succedendo, ma con più coerenza: una tirannia o un’anarchia, basta con queste finte vie di mezzo. Affinché, forse, ci si impari ad avere rispetto delle sofferenze altrui, e non fare patti con il Diavolo senza pagare il prezzo e senza tirarsi indietro all’ultimo restando impunito. Ecco perché i Demoghilas: rivendicazione, riscatto, volontà… se il mondo è troppo stupido per finire o per migliorare, io sono troppo stupido per smettere di lottare e di credere in quello che sto cercando. La vendetta non muore mai. Rinasce sotto diverse forme. E anche ciò che abbiamo perduto. Grazie di tutto e a presto!

Intervista a cura di Marco Landi

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