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SILENCE OATH “From the Womb of the Earth” (Recensione)


Full-length, Elevate Records 
(2022)

Dal grembo della Terra si sprigiona un’essenza magica carica di follia e di disperazione, votata all’annientamento come forma di rinnovamento e alla distruzione come fondamento di rinascita: tra poetiche visioni oniriche e ceneri di vite perdute viene a formarsi una nuova Alba per il mondo, culmine di un concept ermetico e simbolico che si sviluppa attraverso i quaranta minuti di durata del nuovo lavoro della one-man band veronese Silence Oath, dal titolo “From the Womb of the Earth”. L’album, composto da sei tracce comprensive di intro, giunge a due anni di distanza dal suo predecessore “Withered” e rappresenta un altro importante gradino nell’evoluzione stilistica del progetto fondato da Filippo Tezza nel 2007, ormai lontano dal grezzo death/black metal degli esordi e sempre più incline ad un black metal di stampo sinfonico di grande atmosfera e dedito ad una crescente ma non eccessiva sperimentazione. Il quarto lavoro sulla lunga distanza della one-man band di Sommacampagna è uscito per l’etichetta romana Elevate Records il 16 settembre e al primo ascolto dimostra tutta la maturazione tecnica e compositiva del suo unico creatore, oscillando brillantemente tra la ferocia del black atmosferico, l’aura onirica e delicata del blackgaze e l’intensità del dark ambient e regalando episodi dalle molteplici sfumature e sensazioni contrastanti, quasi opposte.

Ad aprire le danze troviamo l’incantevole introduzione classica di pianoforte “Waterfalls”, seguita dalla monumentale e apocalittica “When the Pillars Come Down”, che in undici minuti e mezzo di durata incarna tutta l’essenza di Silence Oath: un mid-tempo freddo e dal riffing melodico, accompagnato dallo scream sofferto di Filippo, guida la prima parte del brano verso un primo intermezzo post-rock, su cui si scaglia una veemente accelerazione di drum-machine, seguita da un cantato in clean vocals solenne e travolgente. La seconda parte, aperta da un passaggio ambient/space, raffigura scenari melodici opposti presentando un riffing funeral doom lento e ipnotico, caratterizzato da un growl cavernoso e angosciante, prima dell’assolo dai richiami prog che anticipa la ripresa finale.

“An Irrational Mind’s Ludicrous Dominion” è probabilmente l’episodio più riuscito del lavoro, un excursus musicale dentro la follia e la disperazione che si schiude con la ferocia di un blackened death metal atmosferico dalle melodie disturbanti e alienanti, ai confini dell’avant-garde, su cui il cantato di Filippo diviene sussurrato e “robotico”, prima di un passaggio pulito quasi commovente; un intermezzo blackgaze anticipa una seconda parte dominata da tastiere epiche e maestose e da un riffing freddo e atmosferico. La title-track, drammatica narrazione della caduta dell’umanità e della rinascita del mondo dalle sue stesse ceneri, si sviluppa a partire da una lunga introduzione acustica in un crescendo epico e logorante fino all’accelerazione atmosferica della prima parte, guidata dalla ferocia della drum-machine e da fredde armonie di chitarra, in un contesto musicale su cui ancora le tastiere la fanno da padrone; un passaggio in clean vocals sognante apre una seconda parte dalle molte sfumature, divisa tra la ferocia del death/black e la follia di un doom sperimentale, fino ad un assolo melodico sublime che schiude un finale in crescendo cupo e solenne. Termina il lavoro la strumentale “Eradicate the Firmament”, brano dark ambient/synth che mostra tutta la versatilità di un progetto che non si stanca di cercare nuove soluzioni.

“From the Womb of the Earth” è un album complesso ed estremamente ermetico, tanto nelle liriche quanto nel suo sound variegato e di grande intensità che non si allinea mai in un contesto definito ma si evolve costantemente: le armonie di chitarra risultano gelide e affilate, accompagnandosi brillantemente alle atmosfere delle tastiere, salvo poi sorprendere con incursioni quasi progressive, mentre il cantato varia molto bene tra scream, growl e clean vocals, incarnando i molti aspetti di questo lavoro. Silence Oath sta confermando di essere un progetto di costante ricerca che da ormai due anni sembra aver trovato finalmente la propria identità, rappresentata da un black metal atmosferico sempre più votato alla sperimentazione, di cui a questo punto non possiamo che attendere con ansia i successivi sviluppi stilistici e musicali.

Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 80/100

Tracklist:
1. Waterfalls 
2. When the Pillars Come Down 
3. An Irrational Mind's Ludicrous Dominion 
4. The Calling 
5. From the Womb of the Earth 
6. Eradicate the Firmament 

Line-up:
T. Filippo - Everything

Web:
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