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UNHOLY LEGIONS OF HELL N. 0 - 2022 (Recensione Fanzine)

Da una costola putrida e malsana di Holy Legions, fanzine di heavy metal classico, nasce Unholy Legions Of Hell, per dare voce al passato e al presente del death metal. Uscito oramai da alcuni di mesi, dopo averlo letto ed analizzato possiamo senza dubbio affermare di trovarci tra le mani un giornale scritto con passione e con professionalità da un team di esperti ed amanti di determinate sonorità. Iniziamo con il segnalare la bellissima copertina fumettistica disegnata da Zeero, che richiama il guerriero di Holy Legion in lotta con il mostro di Unholy Legions. Tutto rigorosamente in bianco e nero. Al suo interno la fanzine si divide in diverse sezioni tematiche. 

Si parte da una intervista di approfondimento ad una delle realtà estreme più interessanti del momento in ambito tricolore, ossia i campani Fulci. Da qui si attraversa l’Oceano Atlantico e si approda in America Latina, precisamente in Cile per conoscere gli impronunciabili Unaussprechlichen Kulten attraverso un’intervista che ne ripercorre le tappe salienti. La terza intervista è dedicata agli inglesi Cryptic Shift, all’esordio su lunga distanza su Metal Blade. Le retrospettive invece coinvolgono tre pezzi da novanta del death metal mondiale, con interessanti articoli sui Cynic, concentrata essenzialmente sulla produzione degli anni duemila, sui Nocturnus nella loro fase storica e sugli Autopsy. Considerazione a parte va fatta nel recupero di una grande band degli anni duemila che personalmente ho sempre adorato, i Morbus Chron. Un articolo che ripercorre la loro storia, attraverso stralci di intervista al leader Robert Andersson. 

Interessante l’articolo che parla dell’Obscene Extreme Festival, in Repubblica Ceca, dedicata a sonorità grind. Dalla descrizione del festival si passa in rassegna alcune band più rappresentative che hanno solcato questo palco. Con il titolo “Forgotten Brutality Vol. 1” si va alla scoperta di perle death metal che hanno visto la luce nel periodo di massimo fulgore per il genere, ossia la prima metà degli anni novanta, quando siamo stati assaliti da una grandissima moltitudine di band estreme e marce. Alla fine della lettura non possiamo che essere favorevolmente colpiti da un giornale a tutti gli effetti professionale e dagli ottimi contenuti. In questo momento storico mancava una rivista di questo tipo che andasse a coprire il segmento del death metal. Adesso non ci resta che aspettare il numero 1.

Recensione a cura di John Preck

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