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DEINONYCHUS “Bleak & Vile” (Recensione)


Boxed Set, My Kingdom Music 
(2023) 

Correva l’anno 1992 quando nella piccola cittadina di Brunssum, nel sud-est dell’Olanda, il musicista Marco Kehren dava vita con lo pseudonimo di “Odin” al progetto denominato Deinonychus, tra le realtà più disturbanti e deliranti del black metal della vecchia scuola, con un sound unico nel suo genere; trent’anni e otto album più tardi l’intera discografia in studio è stata raccolta in un Box che festeggia questo importante traguardo, con un totale di 66 canzoni riunite in oltre sei ore e mezza di musica. L’opera, dal titolo “Bleak & Vile”, sarà rilasciata il prossimo 23 giugno sotto l’etichetta “My Kingdom Music” e si pone come tributo alla lunga storia di Deinonychus, cominciata nel 1995 con l’album “The Silent of December” e conclusa momentaneamente col lavoro della rèunion, arrivato nel 2017 dopo una decade di inattività, ovvero l’ottimo “Ode to Acts of Murder, Dystopia and Suicide”. “Bleak & Vile” ripercorre il percorso ideato e realizzato nel corso degli anni da Kehren, unico membro fisso del progetto, che si è affiancato ad elementi esterni nella registrazione delle sue otto nerissime opere pubblicate sotto questo nome. 

Si parte dal già citato “The Silent of December”, manifesto nichilista e distopico di un raw black metal in puro stile anni Novanta, dal sound grezzo e minimalista, dalle atmosfere lugubri e claustrofobiche e dai vocalizzi atroci; le numerose influenze doomish di questo debutto anticipano quello che sarà il marchio di fabbrica di Deinonychus, definendo i primi richiami depressive della musica folle e delirante partorita dal genio di Kehren. I successivi lavori “The Weeping of a Thounsand Years” (1996) e “Ark of Thought” (1997) denotano più chiaramente l’intento del musicista olandese, partorendo la definizione di “Suicidal Doomish Black Metal” attraverso un sound più melodico e calmo, caratterizzato da melodie lente ed esasperanti, arpeggi malinconici e atmosfere tragiche e sinistre: lo scream di Kehren diviene qui una disperata richiesta di aiuto, che si alterna a un parlato sommesso, tra tastiere struggenti, incursioni sperimentali e un’aura oppressiva e nichilista che avvolge ogni singola nota in modo sempre più stringente. L’album omonimo, datato 1999, ritrova la ferocia prettamente old-school dell’esordio con passaggi acustici ipnotici e struggenti, figli di un delirio interiore in perenne evoluzione. Si arriva infatti alla mera sperimentazione di “Mournument” (2002) e di “Insomnia” (2004), manifesti di un post-doom metal atmosferico carico di misantropia e di oscurità, da penetrare l’anima dell’ascoltatore fino a sconvolgerla: armonie allucinanti e distorte si uniscono a tastiere dai sapori orrorifici, accompagnate dalla varietà vocale di Kehren che talvolta sfiora un growl tipicamente death metal. 

Il 2007 è l’anno dell’album più controverso, “Warfare Machines”, un concept sulle atrocità della guerra che qualcuno associa alla corrente NSBM, supposizione poi smentita dalla band: il lavoro è il più breve di Deinonychus, con i suoi trentatré minuti di durata, nonché uno dei più aggressivi, ma senza dubbio il meno riuscito. Dopo la sua pubblicazione lo stesso Kehren, impegnato nel suo nuovo progetto martial industrial Nihil Novi Sub Sole, annuncia lo scioglimento della band. Dobbiamo attendere dieci anni prima di veder uscire un’altra opera firmata Deinonychus, ma ne vale la pena: “Ode to Acts of Murder, Dystopia and Suicide” ritrova il genio di Kehren immutato e la sua volontà di partorire una musica profondamente nichilista ancora viva e vegeta. Il lavoro abbandona le influenze sperimentali e il sound grezzo degli esordi per abbracciare un black metal oppressivo dai richiami doomish che ricorda un po’ i primi Shining, più classico e meno coraggioso forse, ma senza dubbio il più black-oriented del progetto: riff gelidi e oscuri accompagnano le frequenti accelerazioni di batteria, interrotte dai consueti passaggi acustici profondamente malinconici, in un’atmosfera oscura e ipnotica che soffoca l’ascoltatore nelle sue raccapriccianti melodie. “Bleak & Vile” riassume i trent’anni di vita di Deinonychus, in una spirale travolgente che suona come la voce dell’Apocalisse fatta musica, evolvendosi alla ricerca di melodie sempre più particolari e annichilenti. 

Il genio di Marco Kehren è qui percepibile in ogni sua sfumatura, nel suo intento originario di discostarsi dal metal estremo degli anni Novanta e creare qualcosa dall’identità molto più definita e personale, che possiamo ritenere assolutamente soddisfatto. Se vi siete persi per strada questa band dal sound davvero unico e sconvolgente potete rimettervi in pari con questa interessante raccolta, in attesa che la creatura innominabile che risponde al nome di Deinonychus un giorno decida di risvegliarsi e partorire nuovi spaventosi incubi sonori. 

Recensione a cura di Alessandro Pineschi 
Voto: 84/100

Discs/Tracklist:
1. The Silence of December 59:53
2. The Weeping of a Thousand Years 01:03:28
3. Ark of Thought 43:21
4. Deinonychus 48:41
5. Mournument 57:27
6. Insomnia 44:22
7. Warfare Machines 33:13
8. Ode to Acts of Murder, Dystopia and Suicide 45:09

TOTAL RUNNING TIME: 06:35:34

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