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LA MENADE "Reversum" (Recensione)


Full-length, Time To Kill Records

Iniziamo con alcuni cenni biografici:
"La Menade nasce a Roma nel 2000. Tre album pubblicati forti di un entusiastico riscontro di pubblico e di stampa specializzata: l'Ep “Conflitti e Sogni” nel 2005, per Load Up Records (con le sue oltre 3.000 copie vendute), “Male di Luna” del 2007, orgogliosamente autoprodotto e “DisumanaMente” (Valery Records, 2014). Il gruppo annovera innumerevoli live in tutta Italia, la vittoria alla prima edizione del contest organizzato dal Roma Rock Festival, uno speciale su Rai Uno, la partecipazione a due colonne sonore e la finale nazionale del W:O:A Metal Battle Italy nel 2015. Dopo anni di attesa, e l’uscita di Chiara dalla band, La Menade torna nel 2023 con un nuovo full-length “Reversum” (Time To Kill Records), in cui l’italiano lascia il posto all’inglese". 

Sono quattro le band che emergono in questo nuovo lavoro de La Menade, in quanto a riferimenti possibili, parallelismi e influenze, a mio avviso: Deftones, Cul Of Luna, Disturbed e Tool. Ma di ciascuna di queste non aspettate di trovarvi scopiazzature troppo vistose. Ci sono le chitarre ribassate tipiche del post e dell'alternative metal, ci sono le atmosfere dilatate e sofferenti, c'è un cantato quasi sfuggente (al femminile) ma piuttosto ipnotico, c'è un ampio uso di tastiere ed effettistica varia e c'è tutto il corollario di ritmi di batteria sincopati che si alternano ad altri più diretti.

In generale la prima parte del disco sembra far da preludio a quello che verrà dopo, e la band comincia ad essere davvero minacciosa e ammantata di mistero solo dalla quarta traccia, "Oblivion", che presenta un riffing di chitarra davvero originale, sbilenco, storto e oscuro, La voce e gli altri strumenti stanno sullo sfondo, fin quando esplode finalmente il ritornello che è sì orecchiabile, ma per nulla solare, anzi...La band sembra voler esprimere una cattiveria subdola, non cerca mai la via dell'aggressione tout-court, ma si bagna di dark e new wave per intavolare un discorso di discesa negli Inferi che tanti di noi provano.

Quello che La Menade mette in mostra è uno scenario decadente e pieno di insidie, una sorta di canto liberatorio ma anche un messaggio verso l'ascoltatore non troppo rassicurante. L'umanità sembra sofferente in questo album, ma la potenza tutto sommato non manca ("Zero" e soprattutto "Beauty Has Gone"). Ma anche nel finale ci sono episodi degni di nota, come "Closer", il pezzo forse più elaborato e vario dell'album che supera infatti i sette minuti di durata, ma anche la cupezza elettronica e darkeggiante della conclusiva "Reversum", che presenta tre minuti di noise e dark puri. 

Insomma, un disco intrigante e con una impronta molto particolare, riconoscibile in mezzo alla massa...Cosa aspettate ad ascoltare queste brave e stupende ragazze?

Recensione a cura di Interceptor
Voto: 80/100

Tracklist:
1. Life Resounds
2. Alone
3. Black Days
4. Oblivion
5. Zero
6. Beauty Has Gone
7. Release Me
8. Closer
9. Reversum

Line-up:
Tatiana Lassandro – vocals and guitars
Tania Marano – keyboards, synths and vocals
Laura Colarieti – drums

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