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STRJA "Strja" (Recensione)


EP, No Reentry Records
(2023)

Già solo leggendo come questi Strja si definiscono, ovvero “Venetian Atmospheric Black Metal”, ho pensato subito a una chicca da veri intenditori! Un altro lavoro che mi permette di sfruttarne la recensione per riflettere e condividere con voi le mie considerazioni. Sapete che, se da un lato non nascondo una personalità piuttosto ossessiva, che ama la catalogazione e l’inquadramento in etichette, a volte mi rendo conto che questo modo di fare, questo “nerdume” metallaro, può non piacere. Preferisco parlare quindi “solo” di Black Metal, e poi, di volta in volta, cercare di capire quale forma esso stia assumendo. Vi risparmio la ripetizione della lezione sulla duttilità del Black Metal: ne ho già parlato altrove, così come già affrontai il tema della “localizzazione” del genere in base a determinate zone, culture, tradizioni. Se vi siete persi queste mie analisi, le trovate nelle mie precedenti recensioni di uscite Black Metal.

Come sempre, un applauso al coraggio di voler interpretare le liriche in dialetto veneto: se c’è la volontà e l’impegno di immergere l’ascoltatore in certe atmosfere, la narrazione che ci deve condurre non può trascendere dall’uso della lingua più adeguata di volta in volta. Quale scelta è più azzeccata se non l’impiego del dialetto per raccontare le storie e le leggende di un popolo che così si esprime fin da epoche antiche? Battiamo le mani anche per questa voglia di approfondire la propria, di cultura, fosse anche quella di una certa regione, di una valle, di un fazzoletto di terra: non importa, perché stai diffondendo il tuo, di messaggio, e lo fai col vestito che più si adatta allo scopo: il Black Metal! A volte, abbiamo visto gruppi di svariate aree geografiche indossare l’abito del Black Metal in una foggia che non era la loro: invece di operare mediante una caratterizzazione “tailor-made”, alcuni finivano a parlare di Odino, Wotan, Asathor e Ragnarök magari perfino in lingua svedese o norvegese…

Ogni artista è libero di esprimersi come più gli garba e di trattare quel che sente più affine alla propria sensibilità, solo trovo sia un peccato non sfruttare la malleabilità di un genere musicale come il Black Metal e fare da rivenditori di un prodotto già confezionato da altri. Sono occasioni sprecate, del potenziale non sfruttato! Ma quindi questi Strja? Un EP d’esordio breve, 17 minuti di Metallo Nero ben prodotto, quindi niente lo-fi questa volta, ma suoni ben definiti e potenti: martellante la batteria, con un’ottima timbrica di doppia cassa e di rullante. Forse, ad orecchio, potrebbe trattarsi di una drum-machine o di una batteria acustica triggerata: nessun problema con queste soluzioni! Non sono senza peccato, non posso scagliare la prima pietra! Approvato pure lo scream, che riesce a coprire anche frequenze più basse!

Manca la componente Folk a livello musicale, ma confido che, se lo vorranno, i nostri sapranno incorporarla per un risultato ancor più “autentico”. Mi sembra che questa band stia mantenendo un certo velo di mistero attorno ai suoi componenti, immortalati in una sola foto talmente mossa da renderne incomprensibile la fisionomia: anche in questo caso, non posso scagliare nemmeno un sassolino, trovandomi nei panni di chi approva e opera con analoghe metodologie di (anti?) marketing.

Recensione a cura di Luke Vincent
Voto: 75/100


Tracklist:
1. La via dele spazaore
2. Sula montagna dei morti
3. Ossi


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