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UNETHICAL DOGMA "Dusk" (Recensione)


Full-length, Independent
(2024)

Mi mancava una recensione che mi permettesse di parlare un po’ del cosiddetto Djent Metal: si tratta di una specie di propaggine del Progressive Metal, ma con un’origine ben rintracciabile in una band particolare: gli svedesi Meshuggah. Come ben saprete, tutto ebbe inizio con il meraviglioso “Contradictions Collapse” del 1991, uno dei più interessanti album di Thrash Metal tecnico e in un certo senso già oltre l’etichetta di genere così come era inteso della decade precedente, ma questo non bastava! A partire da “Destroy, Erase, Improve” del 1995 i Meshuggah svilupparono questa variante del Thrash Metal che davvero non poteva più esser definito tale: album dopo album, il concetto stesso di riff venne a mancare, lasciando libere di fluire le composizioni, che erano trasfigurate a pattern ritmici instabili, con queste chitarre ritmiche con un paio di corde baritone in più (!) ad enfatizzare, in terremotanti palm-muting, le cangianti figure ritmiche che si susseguivano di volta in volta.

La resa sonora di questa soluzione sfociava, come è evidente in lavori come “Nothing” del 2002, in estenuanti successioni di “djent-djent-dje-dje-djent”, ovvero l’onomatopea più vicina a descrivere quelle corde gravi stoppate su metriche impossibili. Da qui, Djent Metal! Non fa una piega, no? Ammetto di aver sempre provato attrazione verso il genere, eppure ne vengo respinto non appena mi ci avvicino un po’ di più del solito: sono forse troppo legato al concetto atomico di riff e di melodia classica, diatonica, per digerire lunghe sequenze di onde sismiche su accenti ritmici in perenne movimento. Però non lo nego: è tutto molto interessante, e questi Unethical Dogma sanno come interpretare il genere! Ci propongono un EP di durata tutto sommato considerevole, ovvero 26 minuti per 5 brani di media durata, il che permette di assimilare la loro proposta senza troppe difficoltà, anche per chi magari è poco addentro al loro stile musicale.

La produzione è fantastica, con queste chitarre enormi, che edificano questo muro sonoro e questi battiti ritmici, questi “djent”, con una potenza e pulizia davvero mirabili! Tutti gli strumenti sono comunque ben rappresentati nel mix, anche se dovete tener conto di quanto il basso finisca con entrare in sovrapposizione di frequenze con le chitarre ritmiche baritone, quindi le due timbriche, com’è comune in tanto Metal, non solo Djent, hanno ampi margini di “overlap” al fine di creare un’onda anomala sonora di strumenti all’unisono che si muovono come un ariete pronto a sfondare i vostri timpani! Le vocals, forse un pochino sommerse nel mix, alternano growl e scream (ma nulla di esasperato o esasperante!) con momenti puliti e anche melodici. Ci sono partiture di tastiera o chitarra solista a galleggiare sul mare in tempesta di pulsazioni ritmiche, il che potrebbe fornire un valido appiglio per assegnare un minimo di struttura ai brani.

Secondo me, la formula di questa band italiana potrebbe essere davvero vincente: piccola nota extra-musicale, che non influirà minimamente sul giudizio: dalla loro ricca e dettagliata presentazione e biografia, i nostri si mostrano senza il solito dressing code e le tipiche pose da metallaro: un look sobrio, misurato, elegante, che però poi sfocia in questo assalto Meshugghiano di tutto rispetto! Nulla contro scelte estetiche più canoniche, sono pur sempre un reduce dell’epoca d’oro di face-painting, bracciali chiodati e spadoni medievali branditi con fare truce, però supporto anche chi si sa distinguere operando di contrasto, con un aspetto che alla fine nasconde la sorpresa che non ti aspetti! A livello musicale, cosa posso dire a questa band, se non di continuare così? Se siete appassionati di Djent, aggiungete pure qualche punto in più al voto!

Recensione a cura di Luke Vincent
75 / 100

Tracklist:

01. Insomnia
02. Jayne
03. Paralysis
04. Smiles
05. Tears

Line-up:
Giacomo Danesin – Voce
Gianluca Vidotto – Batteria
Francesco De Rossi – Basso
Thomas Montefusco – Chitarra
Davide Ballarin – Chitarra

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