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APOCALYPSE "Si Vis Pacem Para Bellum" (Recensione)


Full-length, Earth And Sky Productions
(Reissue, 2024)

Se non avessi letto il nome e la provenienza, avrei messo la mano sul fuoco che il disco in questione fosse stato registrato dai Bathory all’epoca di “Blood Fire Death”. Tutto, negli Apocalypse, rimanda alla band di Quorthon, dalla scelta dei caratteri del logo allo stile, comprese alcune foto promozionali di Erymanthon Seth, che rimandano a quelle del mai troppo compianto compositore svedese. Gli Apocalypse nascono come band power/gothic metal ma si sciolgono poco dopo per incomprensioni interne. Da fine 2017 Erymanthon diventa l’unico membro della band e dà una svolta al sound, virando verso terreni più estremi e decidendo di prendere come unico punto di riferimento la band svedese. 

Non sono molti i gruppi che hanno deciso di tributare un omaggio così evidente ai Bathory (su due piedi mi vengono in mente i Morrigan e certe cose dei Graveland) e ancor meno quelli che sono riusciti a risultare davvero convincenti. Fortunatamente, gli Apocalypse riescono in questo non facile compito. Perché, se da un lato è vero che tutto, in questo disco, richiama i Bathory, dall’altro va detto che i pezzi funzionano alla grande, a partire dall’intro “Tomorrow” che sfocia nell’opener “The Day Of Sorrow”, dove fanno la loro comparsa le chitarre elettriche e i riff che vengono fuori sono assolutamente riusciti e coinvolgenti, facendo compiere all’ascoltatore un salto indietro di quasi quarant’anni. Tocca poi a “Thunder, Blood And Fire”, pezzo che richiama in maniera evidente “Blood Fire Death”, pezzo mid tempo (come tutti quelli del disco) con un ritornello di quelli che ti entrano in testa e lì rimangono anche dopo la fine del disco. 

“Chant Of Glory Eternal” è un toccante brano di sola chitarra acustica e voce pulita (e anche in questo caso lo stile rimanda a Quorthon) che porta a “Soldiers Of Rome”, a mio avviso uno dei brani migliori del disco, grazie ad un riff portante che ti spinge a cantare la melodia. Un arpeggio introduce a “Gloria Et Mortem” (e qui il professore di latino che è in me è inorridito…non mi stancherò mai di dirlo ma se non si conosce il latino basta chiedere a qualcuno. Lo so che “Gloria Et Mors” o “Gloria Morsque” suonano meno fichi ma la grammatica latina va rispettata), altro brano in cui compare la voce pulita su riff che vi impediranno di tenere fermi testa e piedi, sebbene alcuni passaggi non risultino convincenti al 100%. Arriviamo poi alla title track, brano di quasi dieci minuti, diviso in un prologo (strumentale) e tre capitoli. 

E qui, signori, siamo di fronte ad una canzone/capolavoro, che da sola varrebbe l’acquisto di questo disco. Qui c’è la sintesi perfetta degli stili vocali, così come perfetto è l’alternarsi delle chitarre elettriche e delle acustiche. Questa canzone ti porta sul campo di battaglia e poi nel Valhalla. A conclusione troviamo “His Last Sunset”, altro brano acustico (con brevi innesti elettrici) ma questo, sinceramente, non mi ha convinto. La conclusione ideale sarebbe stata con la title track. In ogni caso, questo non toglie assolutamente valore ad un disco di assoluto valore, che tutti gli amanti dei Bathory dovrebbero ascoltare.

Recensione a cura di Marco "Wolf" Lauro
Voto: 80/100

Tracklist:
1. Tomorrow
2. The Day of Sorrow 
3. Thunder, Blood and Fire
4. Chant of Glory Eternal 
5. Soldiers of Rome 
6. Gloria et Mortem 
7. Si Vis Pacem, Para Bellum 
8. His Last Sunset

Line up:
Erymanthon Seth - everything

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