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MORGUL BLADE "Heavy Metal Wraith" (Recensione)


Full-length, No Remorse Records
(2024)

Sono la persona meno opportuna per recensire questo disco, perché sia questi Morgul Blade che il sottoscritto, come musicista a sua volta, proponiamo la stessa identica cosa: Blackened Heavy Metal, uguale uguale! Ora, se non lo sapevate, adesso non è più un mistero: ho un progetto solista che si chiama Quiet River e senza dubbio, pur con le ovvie differenze di composizione, essendo questi Morgul Blade un gruppo a tutti gli effetti e io invece agisco da solo come una one-man band, anche molto peculiare e “concettuale”, non possiamo se non concludere che alla fin fine, siamo dinanzi allo stesso prodotto della medesima intuizione!

Questa recensione vuole anche essere uno spunto di riflessione su un ipotetico nuovo, vecchio sotto-genere, o meglio, un ibrido, un cross-over, portato avanti da artisti che a un certo punto si son posti il dubbio: “ma come suonerebbero gli Iron Maiden, o i Judas Priest, i Manowar, i Blind Guardian, se attorno al 1988 avessero preso come vocalist Quorthon dei Bathory?” e da qui parte tutta la ricerca spasmodica di una possibile risposta, che ciascuno poi codifica come meglio crede! Io iniziai a pesarci fin dal 1996, quando presi il demo “Ruins” della band italiana Crown Of Autumn, che mi fornì l’spirazione, quel “si può fare!”, che avrei potuto davvero mettere in pratica in modo sistematico solo a partire dall’ottobre 2022.

I nostri Morgul Blade, che chissà da quanto tempo avranno covato la stessa idea nelle loro testoline, hanno invece iniziato a proporre qualcosa sul mercato già nel 2019, con un primo album nel 2021, giocando quindi d’anticipo rispetto al sottoscritto! Giungono ora al loro secondo full-length, che poi ha quel buon gusto, quel senno, di durare 35 minuti, che se si escludono alcuni intermezzi anche in stile Dungeon Synth, arriva ad essere sovrapponibile con la durata del mio, di debutto discografico, rilasciato in via ufficiale nell’ottobre/novembre 2023: ci teniamo alla capacità di sintesi, e anche su questo, un bel parallelismo! Quindi come potrete immaginare, non è facile mantenere un’oggettività davvero distaccata verso quelli che sono, in fondo, miei diretti competitor, però per onestà intellettuale, se qualcuno ci sa fare come e più di me, lo ammetto senza problemi!

Ora, i Morgul Blade sono senza dubbio più essenziali nella scrittura di riff, melodie e figure ritmiche. Diciamo che non c’è tantissima enfasi sui fraseggi di chitarra solista, e le canoniche armonizzazioni di terza ci sono, ma in modo tutto sommato contenuto: laddove io tendo a dare molta più enfasi a melodie arabescate, con tanti florilegi, molte note di abbellimento e di passaggio, loro sono molto più diretti e dritti al punto, e questo potrebbe anche essere un punto a loro favore! Comunque, belli e vincenti i riff ritmici con coda melodica armonizzata di “Beneath the Black Sails” o i fraseggi di “Heavy Metal Wraiths”!

Le strutture dei brani sono più spontanee, più imprevedibili rispetto alle mie, che saranno anche più ricche di soluzioni, ma alla fine ricadono tutte in griglie prestabilite a tavolino nella mia personale solitudine, e non in una sala prove in compagnia di altri musicisti: metodi di lavoro senza dubbio diversissimi, anche se inerenti allo stesso genere. Le screaming vocals, proprio come le mie, sono su un range medio e anche un po’ sommese e soffocate, senza mai puntare su veri e propri isterismi vocali: io non me lo posso più permettere, e ritengo che questa nostra scelta comune ci permetta di mantenere una tessitura vocale apprezzabile e di essere a nostro agio senza sforzarci inutilmente.

I Morgul Blade osano pure andare, talvolta, di blast-beat e tremolo-picking, cosa che io non ho mai incluso nel mio debut album per esplicita scelta di non usare nessuna tecnica strumentale che richiamasse al Black Metal, lasciando il mio rimando “estremo” solo ed esclusivamente alla voce. Per il resto, direi che per sommi capi, ci siamo alla grandissima: forse le melodie della band, pur se gradevolissime, non mi esaltano troppo, o almeno non quanto quelle immortali ed epiche dei nostri comuni riferimenti anni ’80, ma sono molto contento di avere a che fare con una band e un album come questo! Se il genere che proponiamo inizia ad ingranare, ne beneficeremo tutti, come sembrerebbe suggerire anche l’uscita degli Airacobra, “Midwestern Steel” del 2022, molto più orientato allo Speed Metal piuttosto che alla classica NWOBHM con influenze Epic, come per i Morgul Blade, o Folk, come nel mio caso. Non posso auto-valutare il mio stesso album di debutto, anche se una mezza idea su che voto darmi ci sarebbe e senza dubbio ho dato valutazioni più generose ad altri musicisti che propongono anche generi diversissimi dal mio (o nostro, ormai!), ma qui la vedo più facile del previsto!

Recensione a cura di Luke Vincent
Voto: 75/100

Tracklist:

1. Eagle Strike 
2. Beneath the Black Sails 
3. Heavy Metal Wraiths 
4. Frostwyrm Cavalry 
5. Widow's Lament 
6. Spider God 
7. Razor Sharp 
8. A Welcoming Hearth 
9. Neither Cross Nor Crown 
10. The Last in a Line of Kings

Line-up:
Lord Klauf - Vocals, Guitars
Will Spectre - Drums
Jimmy Viola - Bass, Guitars, Keyboards
Sister Midnight - Guitars (lead)

Web:
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