DRAMANDUHR "Verthun" (Recensione)
Full-length, Broken Bones Promotion & Productions
(2025)
Arriva da Siracusa, ad opera di Stefano Eliamo, il progetto Dramanduhr, nato il giorno di natale del 2020, in seguito alla frantumazione di un calice di champagne nel suo giardino. Da allora il fondatore ha intrapreso in percorso iniziatico facendo anche ricorso, come scelta linguistica, alla glossolalia Pura tramite l'invenzione del Dahrmonium, una lingua inventata da lui (che, a livello di suoni, sembra avvicinarsi al tedesco o, comunque, a lingue scandinave).
Nella biografia si citano come riferimento Sigur Ròs, Thy Catafalque e Negură Bunget. Strano a dirsi, stavolta questi riferimenti mi trovano d'accordo. Ma a questi (soprattutto i Negură Bunget) io aggiungerei anche i Falkenbach e i mai troppo compianti Vintersorg, questi ultimi due soprattutto per quanto riguarda alcuni passaggi vocali e le aperture tastieristiche. Il disco si articola in dieci brani che, pur non facendo gridare al miracolo (mi chi lo fa, ormai?), riescono a tenere quasi sempre viva l'attenzione dell'ascoltatore, senza cadere nello scontato o nel trito e ritrito. Però, se ho detto "quasi sempre" un motivo ci sarà : alcuni brani, come "Dertèh Marlà kh", non riescono a convincermi. In teoria non ha nulla che non va ma, vuoi per alcune scelte vocali, vuoi per alcuni riffs che sembrano non andare da nessuna parte, il brano sembra avvolgersi su sé stesso ed arenarsi...l'esatto opposto di quello che considero uno dei brani migliori del lavoro, vale a dire la seconda traccia (nonché uno dei singoli) ""Arrohn! "Arrohn!": ascoltatela e provate a non cantare il refrain. Credo sia praticamente impossibile!
Molto bella anche ""Ick Tenrà h Val Tahr", in cui compare anche una voce femminile. Seconda highlight del disco credo sia "Stèhr Dahm", in cui tutte le varie influenze si fondono in maniera perfetta, regalandoci un brano che passa in maniera assolutamente coerente, da passaggi "spaziali" (che mi hanno riportato alla mente anche i Nocturnus) a un riffing più tirato e ritmato. "Terlà ht", invece, è un altro brano che non convince del tutto. Questa canzone, secondo me, presenta le linee vocali migliori degli tutto il disco, epiche e sofferte, ma è il riffing a non convincermi appieno, risultando troppo simile ad altri già sentiti all'interno di questo lavoro. "Thermanos Trekitat", di nuovo, convince a metà : la parte iniziale, basata su melodie dal sapore mediterraneo, è veramente bella; quando, però, entrano gli strumenti elettrici il brano non decolla come dovrebbe. Fortunatamente il disco si riprende nei due brani finali, che riportano il lavoro nella giusta direzione.
Probabilmente, senza i tre brani riusciti a metà , si sarebbe potuto indicare questo "Verthun" come uno dei dischi italiani migliori dell'anno. Invece ci dobbiamo accontentare di un lavoro semplicemente bello ed è un peccato, perché il membro unico del gruppo sa comporre e molte idee sono davvero interessanti ma ha voluto strafare, per aumentare il numero di canzoni presenti. Ma, a volte, "less is better". Un ultimo suggerimento che mi sento di dare è di inserire anche qualche screaming e non limitarsi solo alla voce pulita (per quanto varia) e ad alcuni passaggi in una sorta di growl.
Recensione a cura di Marco "Wolf" Lauro
Voto: 75/100
Tracklist:
1. Andeterlit Stahr Hammit
2. Arròhn! Arròhn!
3. Deh Rundertax
4. Dertèh Marlà hk
5. Ick Tenrà h Vahl Tahr
6. Stèhr Dahm
7. Terlà ht
8. Thermanos Trekitat
9. Urrakan
10. Vehr Tùnhk
Line-up:
Dramanduhr - Everything
Links:
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