MESSA "The Spin" (Recensione)
Full-length, Metal Blade Records
(2025)
Siamo un popolo di scrollatori compulsivi, e non parlo di quel familiare movimento con le spalle che esime da ogni responsabilitĆ ma di un altro altrettanto deresponsabilizzante, se non di più. Ecco, nell'incappare in uno di quei video/meme sui pezzi metal del momento, quello dove il protagonista si accorge di essere “invecchiato” musicalmente perchĆ© definisce “recenti” dei brani che hanno una ventina d'anni sulle spalle, mi sono detto che avrei dovuto provare a stilare io stesso una classifica simile, pena l'ammissione (che corrisponde in buona parte alla realtĆ ) di essere rimasto ancorato a un periodo sempre più idealizzato di fruizione, quello dell'adolescenza e della giovinezza.
Nella lista (sulle cui altre voci qui sorvolerò) non potevano di certo star fuori “Dark Horse” e “Void Meridian” dei Messa, tanto che mi tocca qui spoilerare il succo del presente articolo e dirvi che “The Spin” per me ĆØ uno degli album più belli di questo 2025, il che sembra quasi una riedizione dell'eterno ritorno nietzschiano poichĆ© avevo definito su queste stesse pagine il loro debutto “Belfry” come il miglior disco doom del 2016. Di acqua sotto i ponti e soprattutto attorno ai campanili sommersi ne ĆØ passata tanta, e ora i Messa sono decisamente una band di altissima caratura, con cui fare i conti a partire dall'incredibile “Close”, uscito alcuni anni fa e salutato da tempo come il capolavoro che ci si attendeva da loro. Logico che “The Spin” sia sotto le attenti lenti dei fruitori di tutti i tipi, ma qualsiasi classifica con l'illustre predecessore lascerebbe il tempo che trova.
La musica non ĆØ una classifica continua, quanto piuttosto un percorso evolutivo, e questo il quartetto veneto lo sa bene, piazzando come fa la giĆ citata opener “Void Meridian” in un contesto più dark/wave e asciutto rispetto alla gemella “Suspended” che apriva l'album precedente. Gli intenti derivativi sono qui comunque limati da un ritornello evocativo e “propriamente” di fattura Messa, nonchĆ© dall'attingere direttamente al Padre Iommi per l'ispirazione di uno degli assoli più riusciti di Alberto. Se nella mia personale idea “At Races” ĆØ il contraltare di “Dark Horse”, questo dato ĆØ vero solo “di principio” e non certo per l'affinitĆ con il nervosissimo predecessore: siamo infatti dinanzi a una track matura che non fa che corroborare l'idea di un progetto in evoluzione positiva
A proposito di evoluzione, il bello della paletta sonora del quartetto ĆØ l'inclusione di suggestioni inattese: era giĆ chiara la passione per certo jazz, ma “Fire on the Roof” ci rimanda addirittura al riffing di certo alternative rock degli anni '90, mentre il blast beat che a tratti caratterizza “Reveal” e le urla lancinanti di “Thicker Blood” lancia un ponte ideale tra il tratto marcatamente americano dell'elettrica e dell'acustica e il pantheon di riferimento crust/punk a cui i Nostri appartengono, con punte di vicinanza allo stile dell'hard rock a stelle e strisce nell'assolo della prima. Che ĆØ uno dei pezzi più stranianti, sulla carta, benchĆ© il sound dei Messa sia ormai talmente consolidato da camminare sulle proprie gambe, al netto della mia o di qualsivoglia altra opinione.
Non vi resta che tuffarvi da soli e con fiducia al centro dell'uroboro rappresentato sull'artwork di copertina, perdendovi letteralmente nella jam session di “The Dress” in attesa del climax finale, letteralmente la gemma di un disco perfetto.
Recensione a cura di Francesco “schwarzfranz” Faniello
Voto: 95/100
Tracklist:
1. Void Meridian
2. At Races
3. Fire on the Roof
4. Immolation
5. The Dress
6. Reveal
7. Thicker Blood
Line-up:
Sara - Vocals
Marco - Guitars
Alberto - Guitars
Rocco - Drums
Web:
Bandcamp
Spotify
YouTube
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