GOLDUSK "When Metal Takes Shape" (Recensione)


Full-length, Andromeda Relix
(2025)

Se non ci fosse una data a indicare l’uscita di “When Metal Takes Shape” lo si potrebbe confondere per un album pubblicato nei primi anni ottanta. La produzione aperta, volutamente retrò, e la stessa proposta musica riportano necessariamente alle prime produzioni della N.W.O.B.H.M. Ci si potrebbe chiedere se oggi abbia senso suonare e produrre un lavoro con queste sonorità. La risposta credo sia nella qualità della proposta. I Goldusk suonano convintamente un genere datato, ma lo sanno in modo competente, proponendo un insieme di canzoni valide a partire dall’iniziale “Goldusk” con i suoi interessanti fraseggi che addirittura rimandano agli anni settanta. 

Il trio di Cremona con questo secondo capitolo, a un solo anno di distanza dall’esordio omonimo propone un heavy metal solido, dai tratti epici (“Tyrants Will Die”), suonato con qualità, senza strafare, e dimostrano che è possibile riprendere certe sonorità, senza essere anacronistici, mettendo davanti la passione e la voglia di essere credibili. La possibilità di ispirarsi alle tante band che hanno creato questo genere permette di prendere e mischiare le diverse sfaccettature risultando vari, passando da pezzi più tirati come la veloce “The Wraith”, sfruttando i toni e i rallentamenti epici, fino ad aprirsi a canzoni più atmosferiche. La semiballad “Holy Drinker” ha ottime linee melodiche e una evoluzione strumentale che porta il brano a essere uno dei più validi con ottimi assolo. 

Come non sentire i primi Maiden dell’era Di'Anno in “Sonia (The Red One)” con la sua andatura cavalcante, senza clonare, ma come semplice fonte di ispirazione. Simpatico il rock adrenalinico di “Wild Ride” con il suo andamento rock’n’roll, pura energia da sprigionare in sede live. L’anima più settantiana emerge nella ballad “Rain” dall’atmosfera sospesa che ricorda certi Uriah Heep con quelle chitarre soliste dai toni romantici. La palma di canzone più epica, e tra le migliori proposte va sicuramente alla conclusiva “Knowledge Of Steel”, potente e orgogliosamente heavy metal.

Gli otto brani presenti hanno tutti una durata media che permette alle canzoni di non appesantirsi, ma restando snelle dimostrano compattezza, con interessanti variazioni proposte al loro interno. Siamo nel 2025 e c’è spazio per band come i Goldusk che propongono un ottimo heavy metal, fatto di sudore, passione e qualità, senza essere necessariamente originali, ma senza essere neanche la copia carbone di chi ha fatto la storia di questo genere.

Recensione a cura di John Preck
Voto: 72/100 

Tracklist:

01. Goldusk 
02. Tyrants Will Die 
03. The Wrath 
04. Holy Drinker 
05. Sonia (The Red One) 
06. Wild Ride 
07. Rain 08. Knowledge Of Steel

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