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Glorior Belli "The Great Southern Darkness"

Full-length, Metal Blade Records, 2011
Genere: Black Metal/Stoner

"Lasciami nel deserto, solo con la mia chitarra e vedrai come farò commuovere i coyote...". E' una delle battute di J, frontman-chitarrista dei parigini Glorior Belli, rivolta ad uno dei giornalisti di Grind Zone nell'ultima intervista...sono forse le parole di quello che nel più grottesco e volgare dei modi si definisce un "true blackster"? Affatto! Sembra più la frase ad effetto di un rocker visionario (diciamolo pure, in uno stile un po' southern).

Eppure per molti (compreso il sottoscritto) che avevano in un certo senso sottovalutato, tralasciato lo sviluppo di questa band ed erano rimasti a quel "Manifesting The Raging Beast" del 2007, i Glorior Belli erano a tutti gli effetti una promettente realtà nell'underground black europeo: il loro suono per quanto particolare, moderno e in alcuni passaggi vagamente rock-oriented, totalmente distante dal modello norvegese, era cupo e maligno quanto basta per catturare l'attenzione anche del black metaller più accanito. Cosa succede dunque? I Glorior Belli a cavallo tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, si sono forse rinnegati? Magari hanno deciso di staccarsi dalle proprie radici black metal? Non proprio: i Glorior Belli di quest'ultimo "The Great Southern Darkness" consolidano quanto detto con il precedente "Meet Us at The Southern Sign"; parliamo di un sound che di black metal ha tuttora le fondamenta, da cui parte per poi non ritornare però...e dov'è che si dirige? Percorre un tragitto audace ed azzardato, attraverso fortissime inflessioni southern rock e stoner, proprio come lasciavano intuire le enigmatiche parole del leader! 

Lo stesso titolo sembra una citazione a quel "The Great Southern Trendkill", il più truce e fumoso album realizzato dai grandi Pantera, nel loro progressivo avvicinamento a vaghi influssi sludge; le influenze che ruotano intorno ai nuovi Glorior Belli sono quelle del suono "desertico", soffocante e allucinato dei Kyuss, dei più acidi Monster Magnet o dei più oscuri Down: parliamo un ibrido molto difficile da rendere che può diventare facilmente patetico, io per primo inizialmente l'ho pensato e da ascoltatore sono stato diffidente, ma in realtà la band stupisce per la scioltezza che dimostra nell'amalgamare due componenti totalmente diverse, quasi opposte direi. Dunque si fanno strada riff rock venati di blues che scavano nei suoni degli anni 70, mantenendosi nel limiti nel contesto nero e dannato, matrice originaria da cui questi musicisti non si staccano mai del tutto: "Dark Gnosis", "Secret Ride to Rebellion" fino a "They Call Me Black Devil" e alla title-track; capiamo subito da una qualsiasi di queste canzoni la dimestichezza nel passare da arpeggi bronzei e psichedelici, a riff rock blues, da mid-tempos a la Led Zeppelin a vertiginose accelerazioni in blast-beat, sempre riuscendo a mantenere l'atmosfera di fondo cupa e sinistra, che rimane onnipresente; insomma in poche parole, per dirlo in maniera più letteraria, i demoni del black metal in questo disco si manifestano nei fumi stupefacenti dello stoner rock più afoso e allucinato, e riescono a comunicarci le stesse emozioni anche in un contesto tanto alieno! 

Un buon lavoro, una buona band, che magari deluderà i fan più integralisti e quanti l'avevano apprezzata agli esordi, ma che comunque nonostante tutto, pur creando qualcosa di davvero alternativo, resta sempre rettamente coerente a se stessa!


Recensione a cura di:  Static Chaos  
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Dark Gnosis 02:28
2. Secret Ride to Rebellion 04:41
3. They Call Me Black Devil 04:20
4. Negative Incarnate 05:03
5. Bring Down the Cosmic Scheme 03:28
6. The Great Southern Darkness 04:13
7. The Foolhardy Venturer 05:12
8. Per Nox Regna 03:28
9. The Science of Shifting 05:05
10. Chaos Manifested 03:48
11. Horns in My Pathway 06:20

DURATA TOTALE: 48:06


1 commento:

  1. Dovevano cambiare nome per me. Cambiamento troppo brusco per appassionare.

    Snarl

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