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NATIONAL SUICIDE "Anotheround" (Review)

Full-length, Scarlet Records
(2016)

A ben sette anni dal loro esordio discografico, tornano i trentini National Suicide. Devo subito fare una premessa: chi mi legge su queste pagine sa bene che ho immenso rispetto dell'underground, che ho fondato questa zine proprio per dare maggior risalto a quello e alla scena italiana. Sono anche un musicista e capisco bene cosa voglia dire proporre del metal in Italia e quante difficoltà ognuno di noi incontra per potersi ritagliare un piccolo posto al sole e imporre la propria musica a più persone possibili.
Perchè inizio con questo discorso? Semplicemente lo devo fare, perchè quando mi trovo davanti dischi come questo "Anotheround", mi assale un senso di sconforto, perchè vedo delle band come questi National Suicide avere tutte le carte in regola per poter fare bene, ma che buttano tutto all'aria per inseguire pedissequamente dei clichè che erano vecchi già quando sono nati. ma attenzione, non sto facendo una condanna a questa band in quanto propone un sound "old-school thrash", ma vorrei solo spiegare che, a mio modesto parere, nascondersi sempre dietro il fatto di proporre metal vecchio stile non vuol dire farlo nel migliore dei modi.

E' un terreno davvero impervio quello in cui si sono cacciati i National Suicide. A partire da un logo rubato ai Nuclear Assault, fino alla proposizione di un thrash che è il clone degli Overkill peggiori, e in generale di tutto quel thrash che già non aveva nulla da dire quando lo eseguivano le band che hanno influenzato i National Suicide. E dire che, a livello strumentale, e soprattutto guardando al lato chitarristico, si scorgono cose egregie da parte della coppia di asce formata da Tiziano Campagna e Daniele Valle, che per tutto il disco propongono, sia in fase ritmica che solista, qualcosa di convincente, seppure abbastanza carente dal punto di vista della personalità. Ma i loro intrecci e i loro assoli sono sempre eseguiti al meglio e ben inseriti all'interno delle canzoni. Il problema principale è la voce di Stefano Mini, che cerca di imitare il buon Bobby "Blitz" Ellsworth, ma non riuscendo a imprimere nella sua prestazione nè l'estro nè il veleno che lo storico singer degli Overkill ha saputo fare proprio e tratto riconoscibile, firmando prestazioni maiuscole soprattutto nei dischi fino al 1990 e anche oltre. La voce stridula di Stefano Mini è a tratti fastidiosa, con la sua timbrica che molte volte fa venire voglia di spegnere lo stereo, perchè alla lunga è davvero difficile da digerire.

Le canzoni non sono qualitativamente scarse, ma mancano di quel minimo di rabbia vera che, almeno io, vorrei ritrovare in un genere come il thrash metal. C'è la velocità che prevale (le migliori song: "No Shot No Dead", "Scene of the Crime", "Fire At Will" e "Second to None") e ci sono momenti più groovy ("Nobody's Coming") e tutto quello che in teoria potrebbe far contento ogni thrasher. La produzione è al passo coi tempi e molto ben curata ed enfatizza pure una batteria compatta e precisa da parte di Anthony "Vender" Dantone, che picchia dall'inizio alla fine a testa bassa. Ma quello che manca è il vero thrash, l'estro, quel minimo indispensabile per far emergere davvero una canzone, un elemento dal resto della mischia. Quella canzone che ti si stampa in testa e che ci rimarrà per molto. 
Abbiamo un riscatto vero nel finale, con la più che convincente "I Have No Fear", una fucilata dove finalmente si intravede qualcosa su cui è bene che la band si soffermi e sviluppi in futuro: rabbia, grinta e personalità.

Per me quindi non va, questo è il thrash innocuo che sta rovinando il genere, lo sta portando ad essere troppo omologato e poco pericoloso. Tutte le band che hanno fatto la storia del genere avevano il sangue agli occhi e la cattiveria dentro, quando in misura maggiore e quando meno, ma ce l'avevano. Qui io non sento questo, sento solo un copia e incolla fatto da gente che sa suonare (devo ammetterlo), ma che non ha forse capito il vero spirito thrash. 

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 55/100

Tracklist:

1. No Shot No Dead 03:16
2. I Refuse to Cry 04:21
3. Scene of the Crime 03:41
4. Anotheround 04:01
5. Fire at Will 03:14
6. Nobody's Coming 04:18
7. Second to None 03:47
8. What the Fuck Is Going' On? 03:40
9. I Have No Fear 03:18

DURATA TOTALE: 33:36 

2 commenti:

  1. Se posso dare la mia personale opinione non condivido la recensione. Ne condivido il voto ma non il discorso sottostante. Dire che è una "proposizione di un thrash che è il clone degli Overkill peggiori" sarebbe come confondere gli Slayer con gli Xentrix, semmai clone di un certo tipo di Exodus sarebbe più corretto ma capisco che la voce trae in inganno anche i più fedeli thrashers che si fermano alle parole ma non ascoltano i riff. Per me la pecca del disco è che dovrebbe essere maggiormente old school, ma nei fatti non rispecchia i proclami fatti dalla band, pertanto mi sono trovato in mano un prodotto che strizza l'occhio al thrash più moderno (e questo si, è quello di cui nessuno sente la mancanza), gli assoli sono talmente puliti che a tratti sono goffi, sarebbe come chiedere a Malmsteen di suonare un assolo per il primo disco dei Living Death, per il resto le canzoni sono prive di estro e dopo il primo ascolto non ti ricordi un titolo, un ritornello. A mio modesto avviso il problema sta nel fatto che se devi riproporre un genere, devi avere anche le capacità per farlo bene, se devi riproporre in chiave "moderna" uno stile diventato famoso proprio perchè ne era il contrario con tutti gli stilemi del caso lascia perdere. Condannare una band perchè è un clone? Mi sembra una cavolata, allora dovremmo bruciare tutta la discografia di Enforcer, Portrait, Evil Invaders, Stallion, Cauldron (PS: son tutte band che girano il mondo, a suon di riff clonati, però è quello che la gente vuole, è quello che la gente compra ed è il pubblico quello che decide)... e a suon di band "personali" e innovative alla fine la gente sarà costretta a comprarsi l'ennesima ristampa di Feel the Fire o Among the Living, ascoltando "roba vecchia" con la lacrima agli occhi. Per concludere, "thrash innocuo che sta rovinando il genere"? Sono d'accordo, proposta old school? sono in disaccordo. A Bobby Blitz farebbero piacere? secondo me si, nonostante tutto, meglio essere in due che in uno no?

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  2. Boh, a me è piaciuto e lo ascolto spesso. E la voce mi sembra semplicemente al servizio del ritmo, ben cadenzata e con toni acuti che potrebbero a dire il vero richiamare lo stile di tanti, ma che alla fine risulta spontaneo accostare ai pochi che, nel Tharsh, lo hanno adottato. Non mi aspettavo un altro "Old Family"; volevo sentire qualcosa di diverso, ma non di opposto. Mi ritengo accontentato. Vedremo alla prossima.

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