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WORMROT "Voices" (Recensione)

Full-length, Earache Records 
2016

Singapore è una caotica e frenetica città-stato di circa cinque milioni di abitanti e uno dei massimi centri finanziari e cosmopoliti del sud-est asiatico. Lo scenario è dunque ideale per una buona fioritura di una scena musicale estrema. La maggioranza delle band estreme di Singapore non arriva però oltre la pubblicazione di un paio di demo tape o la partecipazione a qualche compilation. E’ anche per questa ragione che i Wormrot godono di una particolare attenzione da parte della comunità grindcore mondiale, sono usciti da un sottobosco fittissimo e dopo tre Lp, demo e compilation ai massimi livelli si trovano nel pantheon planetario del grind. 

La band esiste dal 2007, nel 2009 esce il primo disco, “Abuse”, per Scrotum Jus Records. Fu subito chiaro che non si fosse di fronte ad una meteora, né a degli sprovveduti. Il grindcore dei Wormrot è da manuale: minimale, sporco, intenso, rapido e tagliente come un fendente di un bisturi arroventato. Il successivo “Dirge” è una conferma e un ulteriore miglioramento. Diciotto minuti furiosi che lasciano storditi come dopo una centrifuga di chiodi. I Wormrot suonano per necessità autentica e si sente, esprimono disagio sociale in linea con quanto affermato a suo tempo da loro maestà Agathocles: “Grind is protest”. I pezzi prendono allo stomaco, comprimono la violenza e la liberano come si rompessero dighe in successione e ne sgorgassero riff hardcore, screaming e growling invasati e perfetti e drumming tritatutto.

E’ il 2011 e a seguito di “Dirge” i Wormrot intraprendono tour mondiali, partecipano ai maggiori festival estremi e condividono il palco con le migliori formazioni grindcore e non solo a livello planetario. La padronanza con cui esprimono il genere è assoluta e in tanti se ne accorgono. Non stupisce vedere i Wormrot accostati a nomi come Discordance Axis, Nasum, Retaliation, a mostri sacri della scena nipponica come Unholy Grave, 324, Bathtub Shitter e anche ai sommi Napalm Death. Si arriva al 2016 e dopo cinque anni di live, un paio di Ep e uno split arriva il fatidico terzo album, arriva il presente “Voices”. E’ di nuovo Earache a prendersi cura di tutto, a testimonianza del livello di interesse e notorietà cui siano giunti i Wormrot, già con “Dirge”. L’attesa era grande per la nuova fatica dei grinders più quotati di Singapore e il motivo era semplice. Giunti ad un livello praticamente perfetto di grindcore canonico, i Wormrot dovevano decidere se sfornare un’altra perfetta sfera di aculei da sparare allo stomaco dei fan, oppure osare qualcosa di più. Dal momento che Fit, Rasyid e Arif, oltre che devoti al grindcore e alle sue leggi, sono tre dotatissimi musicisti, hanno deciso di osare. 
Non sarebbe stato plausibile e nemmeno auspicabile aspettarsi una rivoluzione copernicana, il grindcore, per quanto evoluto, è genuina espressione e liberazione di rabbia, non mero esercizio di stile. “Voices” contiene una ventina di pezzi e dura circa ventisei minuti, dimostrazione che i pezzi hanno una durata superiore rispetto al passato, strutture più articolate. Volendo cercare una similitudine relativa al percorso creativo dei Wormrot, potremmo dire che “Voices” è lo “Smear Campaign” dei Wormrot, senza le arditezze più distanti dal genere che si sono concessi ai tempi Barney Greenaway e soci.

La produzione di “Voices” è piuttosto pulita, non cristallina ma sufficientemente nitida da far sì che la cura maggiore nel songwriting abbia il giusto risalto. Affinché non ci siano fraintendimenti, i Wormrot non hanno abbandonato la violenza, la velocità, l’incazzatura sociale, ma si sono impegnati a rendere più sfaccettata la loro proposta. La chitarra rimane abrasiva e di pura derivazione hardcore, ma ha dei momenti in cui la velocità non è soltanto folle, ma disegna ritmiche più ragionate. Stesso discorso vale per il drumming. Soltanto la voce resta putrida, ruggente e bastarda come deve. In generale “Voices” si avvicina a certe sonorità grindcore post anni 2000 come i Discordance Axis di “The Inalienable Dreamless” e, in misura minore, ai GridLink di Orphan e Longhena. I Wormrot non arrivano ai toni industriali e schizofrenici dei secondi, ma rispetto a “Dirge” e “Abuse”, la situazione è notevolmente cambiata. 
Già dall’apertura “Blockhead Fuck Off” si sente che qualcosa è cambiato, il pezzo è violentissimo ma più strutturato della semplice sassata grind. Di diversi momenti vivono anche pezzi come l’ottima “Oblivious Mess” e “Fallen into Disuse”. Tutti pezzi dalla durata superiore al minuto di durata. “Forced Siege” è senz’altro tra i pezzi più riusciti, un’apertura furiosa alla Napalm Death periodo “Leaders not Followers”, break mid tempo e conclusione più violenta dell’apertura. Notevole anche “Eternal Sunshine of the Spotless Grind”, titolo ironico cinefilo che dà modo alla voce di Arif di esprimere a ruggiti e latrati infernali tutta la sua ferocia. La conclusiva “Outworn” è praticamente una suite per gli standard del genere e rappresenta anche l’esperimento più ardito di “Voices”. Oltre tre minuti e mezzo in cui vengono abbandonati sia growling che screaming a tratti per lasciare posto ad un cantato hardcore tradizionale. Il pezzo tolta l’intro ha un incedere quasi doom e le chitarre si aprono a sonorità più ariose. La riuscita dell’esperimento non pare però totale, “Outworn” rappresenta più un punto interrogativo che un’evoluzione.

“Voices” stesso rappresenta in qualche modo un punto interrogativo, un punto interrogativo di qualità altissima e pieno di pezzi eccezionali, ma il senso generale sfugge. Talvolta il terzo album non è la prova del nove di una band, ma è quello che dice se tale band ha ancora cose da dire e non è del tutto chiaro come le dirà in futuro. I Wormrot sono grinders di razza e questo sorprendente “Voices” farà da apripista, ne siamo certi, a qualcosa di ancora più sorprendente.

Recensione a cura di Nicola “El Mugroso” Spagnuolo 
Voto: 80/100

Tracklist:
1. Blockhead Fuck Off 01:08
2. Hollow Roots 00:56
3. Exit Fear 00:42
4. God's in His Heaven 01:03
5. Oblivious Mess 01:23
6. Descending into the Unknown 00:50
7. Dead Wrong 00:08
8. Fallen into Disuse 01:19
9. The 1st World Syndrome 01:19
10. Shallow Standards 00:52
11. Fake Moral Machine 01:11
12. Forced Siege 01:17
13. Take Aim 01:12
14. Still Irrelevant 00:05
15. Eternal Sunshine of the Spotless Grind 01:04
16. Compassion Is Dead 02:48
17. Buried the Sun 02:44
18. Defaced 00:59
19. The Face of Disgrace 01:14
20. Outworn 03:48
 
DURATA TOTALE: 26:02

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