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GORT "A Morte Ad Mortem" (Recensione)

EP, Lupus Niger Prod. and Distro 
(2017)

Attivi sin dal 2002, i Gort da Napoli non sono stati molto prolifici finora, perlomeno parlando di full-length (solo due all'attivo). Questo "A Morte Ad Mortem" è infatti un ep, seppur dal minutaggio abbastanza elevato che raggiunge quasi la mezz'ora, ed esce dopo il full-length dell'anno scorso, intitolato "Pestiferous Worms Miasma". Questo fa già ben sperare, perchè nell'arco di due anni i Nostri hanno pubblicato, appunto un full e questo ep.

Solitamente non sono un ascoltatore dai facili entusiasmi, soprattutto per quel che concerne il black metal. Vuoi perchè anche io lo suono e vuoi perchè sono praticamente venticinque anni che ascolto molto di questo genere e quindi le cose tendono a ripetersi e non stupire più...Tuttavia i Gort fanno parte di quella schiera di band che pur non brillando per qualcosa in particolare, riescono in ogni caso ad attirarsi tutta la mia stima e i miei complimenti. Il primo fattore che mi piace della loro musica è l'essere schietti e sinceri. Loro suonano black metal e quello ti offrono. Secondo fattore che mi piace sono le loro tematiche. Ovunque ci sia morte e distruzione, per me, ci deve essere il black metal, forse prima ancora che il Satanismo. "A Morte Ad Mortem" è un concept incentrato sulla morte nera, ovvero la peste. 

Tutti i brani, a partire dall'iniziale “Black Glorification”, fino alla conclusiva "The Last Flight of the Crow", sono delle piccole gemme di metallo nero che vedono da una parte pescare la band in un riffing malinconico e serrato che potrebbe riportare in mente più che il black norvegese, quello finlandese di band come Horna o Satanic Warmaster, anche per un substrato disperato che si respira molto facilmente. Di contro, credo che i nostri abbiano imparato la lezione di gruppi basilari per il genere, quindi che hanno gettato le basi negli anni Ottanta. Il ponte tra black metal degli anni Novanta (qui presente in quantità maggiore) e accenni al proto-black degli anni Ottanta crea una fitta trama di blast beat non esasperati, di urla lancinanti e chitarre grezze che difficilmente lascerà indifferenti i fan del cosiddetto raw black metal. L'ultimo brano in scaletta, "The Last Flight of the Crow" è il vero manifesto di questo ep a mio avviso. Odio e misantropia sono protagonisti assoluti in questi quasi sette minuti di malvagità pura, dove mi sento di applaudire tutta la band, ma in partcolare il drummer Einherjar Ingvar, capace di infiammare i riff con una prestazione che sembra conseguenza di una grossa overdose di anfetamina. 

Certo che con un brano in più di questa lunghezza avremmo forse potuto parlare di un full-length, tuttavia quattro brani per oltre venticinque minuti, possono soddisfare i palati affamati dei veri true black metallers, e di sicuro bastano e avanzano a prendere a calci in culo i troppi "finti" che da anni stanno cercando di trasformare questo genere in un qualcosa di intellettuale e/o sperimentale. Io sto dalla parte dei Gort e li metto anche come top album, non tanto perchè parliamo di un vero capolavoro, ma per la coerenza, competenza e devozione che dimostrano in questo genere. E soprattutto, per la loro credibilità, perchè certe cose si sentono a pelle.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Black Glorification 05:23 
2. Nigra Imperatrix 07:10 
3. Sealer of Pestilence 07:15 
4. The Last Flight of the Crow 06:47 

DURATA TOTALE: 26:35

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