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Metal Will Never Die: SPIDKILZ (Intervista)


Sono tornati dopo ben sette anni i torinesi Spidkilz, con un album ("Threads Are Breaking") che ci ha conquistati e che sembra avere letto in anticipo, attraverso le sue liriche, tante cose che stanno accadendo in questo periodo nel mondo. Siamo andati ad intervistare la frontwoman "Elisa "Over" De Palma e il chitarrista Francesco Musumeci, i quali hanno snocciolato tanti begli spunti di riflessione. A voi adesso, buona lettura!

1- Ciao ragazzi e benvenuti. Parlateci un po' di come vi siete formati facendo una breve biografia fino ad oggi. 
Francesco: Ho conosciuto Elisa come cliente di Over-Zone nel 2009, dopo alcune mail ci siamo dati un gancio a Rivoli (TO) per ritirare un mio ordine. Abbiamo fatto 2 chiacchiere e mi ha accennato della sua volontà di formare una band Heavy Thrash in puro stile Eighties, chiedendomi se fossi interessato. All’epocasuonavo nei Metalmechanica (Tribute band Metallica) e avevo già avuto diversi progetti originali, ma quelloche Elisa proponeva era proprio quello che volevo realizzare anche io da tempo. Dopo diversi mesi ci siamo rimessi in contatto (con non poche difficoltà) e ad agosto 2010 eravamo pronti per iniziare.
Elisa: Ciao ragazzi, grazie per lo spazio. Confermo quanto detto da Francesco, aggiungendo che dal 2010 ad oggi abbiamo anche avuto qualche cambio nella line-up, dovuto a motivi vari, di solito per lavoro o trasferimenti in città diverse, e ad oggi io e Francesco siamo rimasti gli unici dalla formazione della Ultra Demo (dove peraltro non avevamo neanche un bassista!). Ma la musica va avanti, sempre nella direzione che ci eravamo prefissati.

2- Quali band vi hanno ispirato e ancora vi ispirano?
Francesco:
Ascolto Heavy metal e Hard Rock da sempre ma mi piace anche molto altro. Diciamo che i Metallica mi accompagnano da una vita e sin da ragazzino sono stati la mia ispirazione, insieme a Deep Purple e Iron Maiden. Una band storica, che trovo davvero geniale e che secondo me ha avuto poco spazio rispetto a ciò che meriterebbe, sono i Diamond Head. Il chitarrista Brian Tatler, nella semplicità dei riff e soliriesce a creare comunque un’atmosfera magica e avvolgente. Non a caso sono di ispirazione ai più grandi gruppi Heavy. Oltre ai 2 generi sopra sono affascinato dalle sonorità mediterranee e antiche del sud Italia e del Medio Oriente, credo che questo nel nostro album si possa percepire, mi piaceva dare una nota di calore italiano e mediterraneo ai brani.
Elisa: Arrivo (e ci resto) dai grandi classici del metal (Iron Maiden, Scorpions, Dio...) e thrash, quest’ultimo distampo americano, come Nuclear Assault, Heathen, Forbidden, OverKill. Questo per quanto riguarda le parti di musica che compongo, perché invece per la voce è un po’ più difficile: tutti i miei idoli metal dall’adolescenza ad oggi sono uomini, e io stessa da sempre quando canto non penso a un’identità sessualeparticolare, immagino Bruce Dickinson o Bobby Blitz o Russ Anderson per ispirarmi… chiaramente le mie corde vocali hanno le loro caratteristiche, e quindi forse quel che esce è un timbro femminile… con un’idea maschile. Inoltre oggi quando si parla di “voce metal femminile” si pensa di solito ai due estremi: lirica o growl/scream. Entrambi questi stili vocali sono molto lontani dai miei gusti in campo metal. Per uscire dal Metal invece sono anche molto legata al folk acustico e al rock-country dagli anni ‘70 in poi, ti cito i Simon & Garfunkel e gli Eagles in primis.

3- Di cosa parlano le liriche delle vostre canzoni e in particolare quelle del vostro ultimo album?
Elisa:
In generale si tratta di mie riflessioni sulla realtà e sui rapporti umani, sugli stati d’animo, sulle dinamiche tra le persone. Ciò che differenzia sostanzialmente le liriche precedenti da quelle del nuovo album, è che nei primi lavori avevo avuto un’esigenza forte di sfogo molto personale su alcuni temi o situazioni di vita che avevo vissuto. Erano testi molto arrabbiati, decisamente “urlati” al mondo. In “Threads...” ho invece ampliato un po’ la visione, forse sono invecchiata... Agganciandomi alle metafore offerte dai alcuni miti e divinità dell’Antica Grecia, ho esteso la mia riflessione al mondo esterno, al di là di me. Vi sono riferimenti alla mia vita (specialmente in Kronos, dove accenno a ricordi d’infanzia), ma per lo più osservo il mondo e la piega pericolosa che stiamo prendendo, sfruttando la Terra come un cantiere a nostra disposizione, calpestando diritti e dignità delle persone per il mero tornaconto economico e di potere personale, scateniamo guerre continue senza tenere il minimo conto degli insegnamenti del passato che ci dice che sono solo dannose e distruttive, ogni volta dimentichiamo, e distruggiamo ancora e ancora. La sensazione che “stiamo esagerando” e che i fili si spezzeranno in un futuro non troppo lontano pervade tutti i brani dell’album.

4- Vogliamo descrivere il processo compositivo del vostro nuovo album? Quanto ci è voluto in tutto tra composizione e registrazione? 
Francesco: I brani partono dalla scrittura delle parti di chitarra. Ci troviamo in casa io ed Elisa e partiamo da un’idea (che può essere una sua base con testo o dei miei riff) e da lì iniziamo ad elaborarla. Noi 2 insieme completiamo entrambe le chitarre ritmiche e tutti gli arrangiamenti melodici di chitarra (ad eccezione dei soli di Alessandro) dopodiché Elisa si occupa di linea vocale e testo (se non già scritto in precedenza).Registriamo il tutto homemade e lo portiamo in sala prove, da far ascoltare agli altri. Vengono aggiunti così basso, batteria, soli di chitarra e magari vengono modificate o rifinite alcune parti da tutti. Tranne per Dyonisos, in cui siamo partiti dal giro di basso di Michele e su cui ho scritto chitarre e aggiunto riff separati, il processo compositivo è questo sia in “Threads are Breaking” che nel precedente “Balance of Terror”. Sono soddisfatto perché c’è parecchia sintonia. Molto spesso mi capita di scrivere delle parti a casa da solo ed Elisa fa altrettanto. Quando ci troviamo ci accorgiamo che si incontrano alla perfezione, senza aver parlato in precedenza neanche degli accordi di base.
Elisa: la parte che mi diverte e stupisce di più nel processo di composizione che ha già descritto Francesco, è proprio quella per cui a volte viviamo una sorta di telepatia musicale. Spesso capita che io proponga a Francesco già una buona parte di struttura coi riff di base, mettiamo l’inizio, strofe, bridge e ritornello. Dopodiché il brano va ampliato con parti strumentali, variazioni, arrangiamenti, finali eccetera, e molto spesso capita che Francesco abbia a sua volta sfornato dei riff indipendentemente, che si incastrano perfettamente con le mie parti, sia che si parli di ritmiche per gli assoli, sia che si tratti di gran finaloni, di cui devo dire lo considero un professionista di gran classe. Avere gli stessi gusti e la stessa idea di Metal è un fattore determinante, che ci facilita davvero molto la composizione, e praticamente non capita mai di essere in disaccordo. Per questo album l’unico brano in cui non ho messo una nota di chitarra è proprio Dionysos, nato dal basso di Michele e le chitarre di Francesco. In quel caso mi sono (felicemente peraltro) attenuta al ruolo di cantante per la melodia di voce e il testo. Altro brano che mi piace citare è Narkissos: nato da una struttura completa della melodia di voce, che ho portato con testo e accordi, Francesco gli ha dato però vita creando tutte le reti di arpeggi e i riff che sono diventati parte stessa del brano, non solo arrangiamenti, ma il brano stesso. Lo trovo un grande esempio di unione delle nostre forze. Diversamente, fin dalla nascita della band, ho sempre messo in chiaro che la composizione anche alla chitarra per me sarebbe stata di vitale importanza, e lo specifico perché non suonandola live, la cosa non è evidente. Per rispondere a quanto tempo ci abbiamo messo, non possiamo quasi rispondere, in quanto a quasi metà dell’opera siamo stati interrotti per circa due anni a causa del cambio di batterista. Tra ricerche, provini, tempo per mettersi in sesto, fare qualche live di rodaggio, il tempo è volato, ed è anche causa di questi 7 anni di distanza da “Balance...”, sarebbero probabilmente stati “solo” 4 o 5!


5- C'è un messaggio particolare dietro ai testi del vostro nuovo album? 
Elisa: Potrei riassumere il tema principale di quest’album in un mea-culpa, in una mia personale denuncia e richiesta di perdono per non essere capaci a imparare le lezioni del passato, di secoli e secoli di storia e di persone che prima di noi hanno agito e sbagliato. Incredibilmente siamo sempre qui a commettere gli stessi errori, con la grave aggiunta che ora stiamo massacrando questo pianeta, in tutti i modi possibili, calpestando come sotto un carrarmato sempre più sofisticato non solo la Natura, ma gli esseri viventi tutti.

6- Ci sono stati cambiamenti sostanziali nel vostro sound rispetto al passato? 
Francesco: Credo ci sia stata un’evoluzione nel sound. Il nostro stile è sempre quello, ma forse col tempo siamo diventati più riflessivi. “Threads are Breaking” è molto elaborato, ma non abbiamo voluto mettere fronzoli inutili, semplicemente tutta la nostra passione e personalità, curando ogni singola nota. 
Elisa: per quanto riguarda il mio modo di cantare, credo di sì. Risentendo i vari brani, dall’inizio ad ora, e percependo come ora uso la voce, penso di aver portato la mia timbrica su un piano leggermente più epico… se così si può dire in un ambito comunque thrash! Anche le melodie di voce sono (non tutte, ma molte) più elaborate, forse meno urlate “di pancia”, con più note e più ricerca espressiva. Sempre, ripeto, e aggiungo umilmente per quelle che sono le mie capacità, nell’ambito di questo genere.

7- Fate molti live show? E come descrivereste un vostro concerto? 
Elisa: che dire, in passato abbiamo sicuramente suonato molto, non solo in Italia, con gran divertimento e soddisfazione. Poi c’è stato il maledetto stop dei due anni, dopodiché la concentrazione per finire la composizione, per un altro anno. Diciamo che adesso si trattava di riprendere a pieno regime il live… peccato che poi è arrivata questa piaga del Corona virus, che con un tempismo perfetto ha annullato tutto.
Francesco: Cerchiamo ovviamente di dare il meglio e di farlo nel modo più professionale possibile, divertendoci. Per rispetto di chi ha deciso di passare la serata al tuo show, che merita un concerto di qualità, e anche per noi visto che è la nostra passione irrinunciabile. Fortunatamente ci divertiamo prima durante e dopo il live!

8- Quali sono i vostri obiettivi per il futuro più immediato? E guardando più avanti, cosa vorreste raggiungere con la vostra band? 
Francesco: Innanzitutto, visto il brutto periodo per questo fottuto Coronavirus, aspettiamo di poter tornare sul palco al più presto e promuovere finalmente “Threads are breaking”. Sperando che la situazione migliori in fretta, per il bene di tutti. In questi giorni girano molti video di gente che canta e suona dai balconi di tutta Italia, a dimostrazione che la musica ha il potere di farti stare bene anche nei momenti difficili. Speriamo di riportarla presto fuori dalle case!
Elisa: niente da aggiungere, stiamo vivendo in un limbo oltre al quale sembra difficile immaginare come saranno le cose. Ovviamente, se questo non fosse mai esistito, staremmo cercando date quanto più possibile, appunto per presentare l’album live al meglio. Aspettiamo di riprendere la vita normale, l’idea resta quella...

9- Concludete come volete lʼintervista! Un saluto! 
Elisa e Francesco: Grazie per lo spazio e l’interesse sia vostro sia di chi leggerà questa intervista, e un invito ad ascoltare il nostro nuovo album per chi non lo avesse ancora fatto! Ci si rivedrà vicino ai palchi!

By Redazione

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