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La Grande Guerra Bianca: ORGG (Intervista)


Incuriositi dalle tematiche trattate nell’esordio "The Great White War", colpiti dalla presentazione “Orgg non celebra la guerra. Orgg celebra la sopravvivenza della natura rispetto alle azioni degli uomini.” Siamo andati ad intervistare la band per saperne di più. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata.

01 – Come nascono gli Orgg? Quale significato si nasconde dietro il vostro nome? 
Vulak: Da molti anni avevo in mente di creare una “concept band”. Il progetto è rimasto senza forma e senza nome fino a quando non ho trovato i membri giusti per dargli vita: L. (vocals) e Iblis (basso). Il nome Orgg (Orco, in lingua Ladina) è venuto in seguito, dopo aver realizzato i primi pezzi. Gli altri membri (Osten, Keyboards) e Nazgaral (Drums) si sono aggiunti successivamente 

02 – L’idea delle tematiche trattate nasce con l’idea stessa di creare questa band? 
Vulak: Diciamo che la band è nata con l’idea di raccontare queste storie. La tematica militare nel nostro genere è largamente usata (e abusata, a volte). Il taglio che abbiamo dato noi è molto personale: focalizzare la musica sulle tematiche della Guerra Bianca contaminando la visione storica con il folklore e le leggende delle terre dove si sono svolti i fatti. 

03 – Voi come persone siete legate ai territori in cui si sono combattute battaglie cruente? Sentite vivo il ricordo di quel che è stato attraverso il territorio che vi circonda? 
Vulak: Sono un appassionato di montagna, da sempre. Alcuni dei miei primi ricordi di vita si svolgono in quelle terre. Sicuramente l’idea di narrare queste storie deriva dall’esperienza personale: è in me ancora viva l’emozione di quando, da bambino, trovavo residuati bellici sui sentieri. E’ difficile pensare che esseri dotati di sensibilità possano girare in quei luoghi magnifici senza percepire gli eventi che vi si sono svolti. Le testimonianze, terrificanti, sono a ogni passo. 

04 – Cosa rappresenta la copertina? E quel rosso cosa significa? Sangue che sgorga dalla montagna? O sangue dei soldati morti? 
Vulak: Abbiamo lasciato all’artista (Smerdulak) la libertà di mettere in forma grafica i concetti che volevamo trasmettere. Il luogo, lo avrete riconosciuto, è un luogo reale (si tratta delle tre cime di Lavaredo). All’ombra di quelle montagne si sono svolte battaglie cruente e atti di coraggio, eroismo e disperazione. 



05 - Come nascono le canzoni degli Orgg? Il testo e la musica vanno di pari passo? 
Vulak: Generalmente la musica nasce prima dei testi definitivi. Si parte con un’idea, la tematica specifica del brano che gli darà mood e identità e il testo viene come conseguenza della tematica scelta e della musica. 

06 – Gli Orgg nascono con l’intento di dare voce a determinate tematiche? I prossimi passi saranno comunque contrassegnati da tematiche legate alla Grande Guerra? O pensate di affrontare altre tematiche? 
Vulak: Orgg nasce come concept band, di conseguenza non cambieremo tematiche o scenari. Ci sono così tante storie da raccontare che non troviamo limitante la scelta. 

07 - Quanto ritenete sia importante trasmettere la conoscenza della storia ai giovani? Quanto è importante conoscere la storia per non ripetere gli errori del passato? 
Vulak: ritengo sia importantissimo, dobbiamo conoscere ciò su cui abbiamo costruito. Questo ci aiuta a dare valore a quello che abbiamo adesso. 

08 – Parlando di musica. Quali sono le vostre maggiori influenze? Come considerate la scena metal italiana? 
Vulak: Principalmente black metal anni 90 (Immortal, Burzum, Dissection) e Death Metal (Amorphis, Desultory). Non ho molto da dire riguardo alla scena italiana. Penso ci siano ottime band ma che non esista uno “spirito” comune che consenta di raggiungere una rilevanza internazionale e una personalità definita alla scena black metal italiana. 

09 – Infine. Ritenete corretto parlare di guerra quando si parla di lotta al Covid19? 
Vulak: Personalmente ritengo che in guerra ci siano delle fazioni che si scontrano, mentre nel nostro presente la nostra specie cerca di limitare i danni di un agente naturale. Se non c’è un nemico, non c’è una guerra.

Intervista a cura di John Preck

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