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VADER "Solitude In Madness" (Recensione)

Full-length, Nuclear Blast
(2020)

"Solitude In Madness" suona brutale. I Vader targati 2020, alle soglie dei trent’ anni dall’esordio discografico, non cedono di un millimetro sul fronte della pesantezza e si ripresentano con un album death metal, pesante e pensante, dove la brutalità incontra l’esperienza, per un lavoro che soddisferà i palati estremi. L’ album è formato da undici schegge di durata medio breve, in cui la band riesce a condensare e a sintetizzare nel modo migliore la proposta, senza divagare, senza strafare, secchi, diretti, violenti. Il suono moderno riesce a far emergere ancora di più l’anima nera della band. Infatti se a livello stilistico i Vader si destreggiano bene tra uno stile più classico ed uno più contemporaneo, è la produzione che permette di essere al passo con i tempi. 

La musica proposta nell’insieme suona compatta, un monolite che si abbatte sull’ascoltatore. Ad emergere è il lavoro incredibile del batterista James Stuart che con tecnica e fantasia crea la base perfetta su cui tutto il riffing poggia sicuro, e su cui la voce growl di Piotr “Peter” Wiwczarek riesce ad esprimersi al meglio, senza essere monocorde, ma finalizzando nel modo migliore la parte strumentale, con vocals brutali di sicura presa (And Satan Wept). Brevi ma ficcanti anche i solos dei chitarristi che si inseriscono perfettamente nel tessuto musicale (Emptiness). Il trittito iniziale affidato a “Shock And Awe”, “Into Oblivion” e “Despair” non lascia scampo. Si viene investiti in pieno da una potente forza d’urto che fa saltare in aria. Sono pezzi brevi come schegge impazzite, per questo ancora più devastanti! Con “Incineration of the Gods” arriviamo ad uno dei punti più alti dell’album, in cui alla brutalità si affianca una struttura del brano più complessa con una lunghezza complessiva maggiore rispetto alla media. “Sanctification Denied” rallenta per un attimo i ritmi forsennati, ma senza far mancare quella carica malefica che accompagna tutto il lavoro, per un brano di notevole intensità. “Dancing In The Slaughterhouse” e “Stigma Of Divinity” sono pezzi di mestiere, di livello inferiore rispetto alla media del lavoro con un riffing un po' scontato che nulla aggiunge alla riuscita dell’album. 

Ciò che rende "Solitude in Madness" un album riuscito è nell’insieme di elementi che lo compongono e lo rendono compatto e violento, proprio come un lavoro del genere dovrebbe suonare. E questo permette sia ai riff che ai brani meno riusciti di amalgamarsi bene con il resto del lavoro senza che la qualità complessiva ne risenta. Bentornati Vader! 

Recensione a cura di John Preck
Voto: 78/100

Tracklist:
1. Shock and Awe
2. Into Oblivion
3. Despair
4. Incineration of the Gods
5. Sanctification Denied
6. And Satan Wept
7. Emptiness
8. Final Declaration
9. Dancing in the Slaughterhouse (Acid Drinkers cover)
10. Stigma of Divinity
11. Bones

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