NAGLFAR "Cerecloth" (Recensione)


Full-length, Century Media Records 
(2020)

Gli svedesi, e oserei dire storici Naglfar, proseguono il loro cammino fatto di black metal melodico con influssi death metal, e direi che è quello che fanno più o meno da sempre. Certo, la loro proposta è andata negli anni raffinandosi sempre di più, e da parecchi anni i Naglfar sono una band che ha anche un discreto patrimonio tecnico sulle spalle. Questo consente alla band di mettere in pratica un sound che è sì abbastanza lineare, ma abbastanza composito per ciò che concerne il reparto degli arrangiamenti e di creazione di un muro di chitarra inscalfibile e ficcante, frutto di un lavoro certosino che la band fa nella fase di songwriting e di messa in atto delle varie parti di chitarra.

I Nostri mancavano dalle scene da otto anni, infatti il precedenete "Téras" risale al 2012, ma in buona sostanza la band propone più o meno sempre lo stesso sound, se non fosse che questa volta, probabilmente, il tutto suona ancora più cupo e occulto. E' come se la band abbia voluto inserire qualcosa dell'ormai esaurito filone "religious" nel proprio comparto sonoro, e parliamo di qualche incursione in territori cari a band come Watain o Merrimack. ma a parte qualche dettaglio, la band piacerà ancora a chi ama band quali Necrophobic, Dissection e Dark Funeral, perchè all'interno di questo "Cerecloth" sono le atmosfere luciferine a farla da padrona, con quegli intrecci chitarristici melodici e maledetti che sono cari alle band che ho citato, soprattutto rimarco la somiglianza, anche per velocità di esecuzione con i Dark Funeral.

Un plauso va anche alla sezione ritmica, che questa volte vede l'aggiunta di due nuovi musicisti oltre i soliti Olivius/Nilsson/Norman, e che rispondono ai nomi di A. Impaler al basso e Efraim Juntunen alla batteria. Se vogliamo trovare qualche aspetto negativo in prodotti come questo lo potremmo fare tranquillamente, tirando in ballo il fatto che l'album è fedele anche troppo a una linea tracciata più di un ventennio fa e che la band, tolto qualche accenno di mutamento, cerca di percorrere in toto una strada sicura, non rischiando mai. Ma questi sono elementi volendo marginali, perchè i fan dei Naglfar credo che vogliano più o meno sempre la solita minestra, e questa gli viene servita nel migliore dei modi. Non saranno ricordati come degli innovatori o trasformisti (e ce ne sono di credibili, vedi Mayhem o Abigor), ma i Naglfar ritimbrano il loro cartellino dopo otto anni non perdendo un'oncia della loro diabolica potenza.

Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 74/100

Tracklist:
1. Cerecloth
2. Horns
3. Like Poison for the Soul
4. Vortex of Negativity
5. Cry of the Serafim
6. The Dagger in Creation
7. A Sanguine Tide Unleashed
8. Necronaut
9. Last Breath of Yggdrasil

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