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ACANTO "Melancholic July" (Recensione)

EP, Independent
(2020)


Per quanto (ancora) non mi sia capitato personalmente, riesco a percepire nell'aria, quasi come “l'eco fra gli alberi” di Stairway to Heaven, le voci di un ristretto gruppo di lettori che frigna perché “EH! Ma recensite sempre solo gruppi famosi!” Alla luce di questo mio sospetto, e siccome sono un Dio Benevolo, oggi plot twist: gruppo indipendente, debuttante ed italiano al 100% - per altro miei compatrioti Fiorentini DOC / DOGC / DOP e quante altre sigle riuscirete ad inserire. Il disco in questione è il degli Acanto, dal titolo “Melancholic July”, rilasciato lo scorso 10 Ottobre sul loro canale Bandcamp in via completamente auto-prodotta. Contraddizione “di forma” già in partenza di recensione, dato che in realtà di disco non si possa propriamente parlare: il lavoro degli Acanto infatti si sviluppa su di un EP / Demo di ca. 15 minuti complessivi, distribuiti su due tracce (Lato A / Lato B docet). Penserete dunque che ci sia poco da parlare, dato per ora il materiale piuttosto risicato di musica effettiva a nome della suddetta band... finendo nel torto più totale.

Essenzialmente ci troviamo di fronte ad un'interessante fusione fra prog metal e Shoegaze (giusto per citare due riferimenti riconoscibili) messa in musica con discretezza e senza superbia, peccato primario di chi suoni prog e dintorni. L'ovvia ed irresistibile tentazione del “sentirsi suonare” va spesso a tarpare le ali della composizione di gruppi che avrebbero molte più cartucce da sparare di quelle che dimostrano sul piano del songwriting, cosa che non succede in questo caso: gli Acanto tendono molto più ad assecondare quello che è il mood del pezzo (appunto seguendo i dettami di una band come gli Alcest in ambito di atmosfera) creando un mix estremamente coerente e piacevole. Interessante anche come nel pezzo “Interiors” il gruppo si conceda un momento a briglia sciolta, andando a spezzare l'andamento ondeggiante della canzone con un riff che (udite udite) suona come un sodalizio fra “Death Whispered a Lullaby” dei già menzionati Opeth e “Meditatum II” degli Urfaust. E poi, apriti cielo, il blast-beat: poco, discreto, stuzzicante ed estremamente libidinoso a supporto del precedentemente lodato riff. E questo non è il solo riff che fa capolino dal sound della band, basti pensare al giro di basso in uscita della traccia precedente “Metamorfosi”, stilettata inaspettata ma estremamente gradita.

Giunti a fondo recensione, chi già ha letto le mie precedenti pubblicazioni, sa che arrivi inesorabile il “disco perfetto MA!”...ma a questo giro no, o almeno non del tutto. Lungi dal definire questo lavoro perfetto: ho avuto, per esempio, un attimo di difficoltà a percepire la voce in certi passaggi - spesso stritolata dalle parti strumentali – e a carpirne certe sfaccettature che ritenevo meritevoli di attenzione. Va bene “Shelter” di Neige & co., ma quando la musica incalza, in questo caso, la voce arranca. Ultima critica del lotto, un sound di batteria (solo quello, non l'esecuzione) poco avvolgente, come invece avrei preferito sentire per andare ad amalgamarsi alla docile, ma coinvolgente sezione strumentale.

In conclusione, mettete da parte per una volta i vostri gilet con le toppe, vestitevi col dolcevita e accostatevi alla finestra, magari durante una giornata di pioggia autunnale, con questo opus di sottofondo... sto sparando cazzate, meglio un “Andate e ascoltatene tutti! Questo è il prog metal che non rompe i coglioni. Io ve lo stra-consiglio, fate questo in memoria di me.”

Hellbanno (L.B.)
Voto: 80/100

Tracklist:

1) Metamorfosi
2) Interiors
 
WEBLINKS:
Bandcamp

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