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LUM "L'feu e la stria" (Recensione)


EP, Nigredo Records/Realm and Ritual 
(2021) 

La scena black metal torinese si è sempre distinta nel panorama estremo italiano per la sua spiccata tendenza all'occultismo e all'esoterismo, facendosi portatrice di un'aura oscura e malefica che rintraccia le proprie radici nel folklore e nella tradizione locale, attraverso i richiami ad antichissime leggende e a racconti nati secoli fa alle pendici delle montagne, in qualche stalla sperduta tra i boschi o davanti a un focolare in una vecchia casa di campagna, immerso nell'inviolato silenzio della natura più selvaggia. In quest'atmosfera carica di poteri ancestrali, di oscuri rituali e di sinistre magie prendono vita i Lum, duo di recente formazione nato dalla collaborazione tra Krhura dei Feralia e dei Ponte del Diavolo, al basso, alle chitarre e alle tastiere, e il cantante e batterista S., mente del progetto The Ghost Gardener. "L'feu e la stria" (letteralmente "Il fuoco e la strega") è il titolo dell'Ep di debutto, in uscita a giugno 2021 sotto la Nigredo Records per la versione CD e la Realm and Ritual per quanto riguarda il formato tape, un lavoro in cinque tracce comprensive di intro ed outro dai forti richiami old-school e dall'essenza primitiva e oscura, una particolare versione di raw black metal atmosferico dalle forti tinte melodiche, caotico nel sound ma dalle armonie ben definite. L'essenza dei Lum è racchiusa in un wall of sound antico e malvagio, brutale nelle accelerazioni di una cacofonica batteria, tetro nelle cupe linee di basso e nelle oscure chitarre ronzanti e lugubre nelle tastiere che partoriscono sinistre armonie, mentre uno scream rauco e infernale narra di streghe che danzano intorno a un fuoco, di rituali di sangue e di antiche leggende pregne di orrore.

Il lavoro si apre con la breve introduzione "... aj sun le masche", che anticipa il tema principale del concept in un crescendo di tastiere atmosferiche che sussurrano melodie sempre più sinistre e lugubri, presentando all'ascoltatore l'oscura figura delle masche della cultura piemontese: si tratta di anziane donne dai poteri soprannaturali che attraverso formule magiche contenute in demoniaci testi infernali e amuleti d'ogni genere pronunciano i loro malefici riunendosi alla sera in luoghi abbandonati per danzare al cospetto della pallida luna. La loro danza intorno al fuoco lungo il perimetro di un cerchio sacro ricco di simboli e di antichi poteri occulti è raccontata nella successiva "Canto alla luna", in cui esplode la rabbia infernale dei Lum attraverso un raw black metal scandito dalle chitarre cupe e dalle linee di basso raggelanti di Krhura e dalla batteria decisa e cacofonica di S, sui cui lo scream del vocalist si scaglia indefinito e demoniaco; un intermezzo atmosferico spezza il brano a metà, per poi risalire da un cupo black/doom fino alla ripresa finale, conclusa da un passaggio ambient tetro ed avvolgente, che sembra accompagnare il calare della nebbia serale e il ridestarsi delle creature malvagie della notte, richiamate alla veglia dai più aberranti rituali. "Roca d'le faie" ("Rocca delle fate") è il nome con cui è meglio conosciuta la Pietra delle Streghe ("Pera d'le masche"), un labirinto di grotte situato nel comune torinese di Sant'Antonino di Susa che le leggende locali individuano come teatro di danze stregonesche; l'omonimo brano si apre con un feroce blast beat dal riffing melodico e graffiante e dallo scream lancinante, prima di un intermezzo black/doom ipnotico e sinistro, scandito da chitarre gelide e da una batteria in crescendo fino alla ripresa della seconda parte, chiuse da un passaggio acustico malinconico e tetro. "La danza fisica" fa riferimento alla superstizione che vedrebbe l'operato delle streghe dietro a fenomeni comuni come il perpetuo ondeggiare di un filo per i vestiti: l'apertura del brano è affidata all'epicità delle tastiere, ad anticipare la furia della batteria di S. e l'aura sinistra delle chitarre e del basso di Krhura, il cui scream risulta qui malato e spietato e preannuncia la gelide tastiere dell'intermezzo, prima che una ripresa in calando conduca la ferocia del blast-beat in un progressivo rallentamento semi-acustico. 

Il lavoro si chiude con l'outro "La veja", maestosa fusione di lugubri tastiere e cori liturgici che assume sul finale contorni quasi epici, risuonando sognante nelle sue tetre note come a trascinare l'ascoltatore nel suo vortice occulto e stregonesco, carico dell'essenza della montagna e delle sue oscure leggende. "L'feu e la stria" presenta i Lum sulla scena black metal nostrana, risultando un buon debutto che forse pecca di originalità e di un sound ancora acerbo e non molto definito, ma che riesce perfettamente nell'intento di evocare le atmosfere sinistre che avvolgono la Torino più periferica ed occulta, teatro degli orrori narrati nelle sue liriche: il lavoro profuma in ogni sua nota delle tradizioni della campagna piemontese, di antiche credenze e di streghe che si riuniscono al calar del sole in finili abbandonati o all'interno di grotte situate nel cuore di una foresta. La perfetta unione tra un raw black metal cacofonico e spietato, avvolto dalle armonie tetre del basso e delle chitarre, e le sognanti melodie delle tastiere riesce a rendere il sound affascinante ed evocativo, dando sicuramente delle belle aspettative per quelli che saranno gli episodi successivi del progetto, che a questo punto stuzzicheranno la curiosità degli amanti di quel black metal più ruvido e sporco che riprende dalle origini la sua aura malefica e dall'elevato contenuto esoterico. 

Alessandro Pineschi
Voto: 75/100

Tracklist:
1. …Aj Sun Le Masche 
2. Canto Alla Luna 
3. Roca ’Dle Faie 
4. La Dansa “Fisica”
5. La Veja…

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