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DREAM THEATER "A View from the Top of the World" (Recensione)


Full length, InsideOut
 (2021)

I segnali ho iniziato a percepirli sul disco precedente: Distance Over Time mi ha fatto alzare il sopracciglio in diverse occasioni, non era di certo un capolavoro ma un passo importante nella trasformazione dei Dream Theater in una sorta di novelli Deep Purple del ventunesimo secolo sì. Ecco, qui la trasformazione si è probabilmente compiuta, e trova un traguardo nel miglior disco della più famosa formazione prog metal di sempre dall’abbandono del fondatore Mike Portnoy. Su A View from the Top of the World i Dream Theater sono in grande spolvero: John Petrucci, in particolare, è a tremila giri su tutto il disco – non sempre una metafora sulla velocità, ma anche sulla creatività – e sembra ringiovanito di vent’anni. I suoi assoli sono rapidi, precisi e ispirati, ma soprattutto i riffoni che caccia fuori sono di un’intensità rara, forti anche di venire suonati in alcune occasioni su una chitarra a otto corde che suona come suonerebbe probabilmente un cinghiale collegato a un amplificatore. CHUGGACHUGGACHUGGA. Anche il resto della band, comunque, è in gran forma: finalmente il mix rende giustizia ai giri di basso di John Myung, qui preda di un gran groove spesso e volentieri; Jordan Rudess sborda sempre un po’ troppo, ma qui sa in più occasioni servire la canzone più che se stesso, e in alcune occasioni sfodera dei mellotron che non fanno rimpiangere il collega Moore (mio favorito tra i tre tastieristi della formazione newyorkese); infine, Mangini acquisisce finalmente confidenza con la dinamica della band, e complice un mix che non lo appiattisce a morte dà qui una gran prova di tecnica e feeling. Persino LaBrie porta a casa una sufficienza bella piena: resta da vedere come farà dal vivo, ma già da diversi album ha dimostrato di padroneggiare in modo ragionevole la sua voce.

Il primo singolo “The Alien” è puro Dream Theater (e io personalmente ho un debole per il break subito prima del ritornello – citazione rushiana - “digital man…” - peraltro, vi sfido a dimostrarmi il contrario); il brano migliore dell’album è sicuramente la devastante “Awaken the Master”, con un cinghialismo fuori scala di Petrucci alla summenzionata otto corde e Myung più Geezer che mai. Ottima anche la dolce “Transcending Time”, con echi rushiani che rimandano a “The Looking Glass” (dal loro disco eponimo) e a “Limelight” proprio del trio canadese – un ‘omaggio’ forse un po’ troppo simile all’originale, ma non per questo meno gradevole. La suite che dà il titolo all’album, e lo conclude, pur non essendo ai livelli di capolavori passati come “A Change of Seasons” o “Octavarium”, è un esperimento decisamente più riuscito di “Illumination Theory” di alcuni anni fa, e ha un ritornello iper catchy, quindi viene promossa in toto.

La mia recensione mega entusiasta farà storcere il naso ai “veri metallari”, a quelli per cui i Dream Theater sono bolliti da Awake, e anche ai “veri progster” (si fa per dire): non è che il disco sia privo di difetti. È che per la prima volta da Train of Thought riascolto con gioia un disco nuovo dei Dream Theater. Troviamo, su A View from the Top of the World, una band rinvigorita e unita, guidata (palesemente) da un Petrucci chiaramente energizzato da una ritrovata amicizia e collaborazione con Portnoy (con il quale ha sfornato in poco più di un anno sia il suo secondo lavoro solista che il terzo dei Liquid Tension Experiment – altro dischissimo): una band che ha ritrovato la freschezza, il groove e la cattiveria che parevano ormai sepolte, con una lapide con scritto su The Astonishing (urgh). Il mio disco preferito dell’anno 2021. Dream Theater is not dead, it just smells funny!

Recensore: William ‘Hypnotoad’ De Monte
Voto: 85/100
 
Tracklist:
1. The Alien 
2. Answering the Call
3. Invisible Monster 
4. Sleeping Giant 
5. Transcending Time 
6. Awaken the Master 
7. A View from the Top of the World

Line-up:
John Myung Bass
John Petrucci Guitars, Vocals (additional)
James LaBrie Vocals (lead)
Jordan Rudess Keyboards
Mike Mangini Drums

Web:
Bandcamp
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