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KRE^U “Kre^u” (Recensione)


Full-length, Ispantu Produtziones 
(2023)

La Barbagia è una regione montuosa situata nel cuore della Sardegna, ai fianchi del massiccio del Gennargentu, in provincia di Nuoro: si tratta di una terra ricca di storia e dalle radici molto antiche e profonde, abitata da popoli che per lunghi anni hanno combattuto per la propria indipendenza e per il mantenimento della propria identità. È da lì, e più precisamente dal paese di Ovodda, che giungono i Kre^u, trio formato nel 2020 che si è fatto ambasciatore di un black metal di chiara ispirazione locale e ricco di tradizioni, da loro stesso rinominato “Barbagia Black Metal. La band capitanata dal cantante e polistrumentista Brusiòre e completato da Su Brigadore alla batteria e da S’indzinnéri al sound design, ha da poco rilasciato l’omonimo disco d’esordio, col quale ha presentato alla scena estrema italica la sua personalissima ricetta musicale, a base di un black metal old-school molto grezzo e primitivo con contaminazioni vocali e strumentali appartenenti alla tradizione sarda, perfettamente rappresentata nei quarantadue minuti di durata del disco.

“Kre^u”, il cui nome in lingua sarda significa “quercia”, è un fedele omaggio alla cultura e alla storia della Barbagia nonché un tributo al brigantaggio del periodo sabaudo (1720-1861), in cui schiere di banditi e fuorilegge si opposero con forza agli invasori d’oltremare, combattendo a rischio della propria vita per l’indipendenza della regione. Il sound del lavoro, per quanto legato a una forma primitiva di black metal, si sviluppa attraverso contaminazioni di musica tradizionale e di un cantato a tenore in lingua esclusivamente locale, appartenente ai dialetti degli antichi avi, i nugoresu. L’album presenta dall’inizio alla fine un’anima dark molto macabra che richiama taluni progetti italiani fedelmente legati alla loro terra, tra cui i corregionali Vultur o i siculi Inchiuvatu; il lavoro è prodotto dalla neonata etichetta Ispantu Produtziones degli stessi membri del gruppo e si compone di sei inni alla cultura tradizionale sarda, in un crescendo di pathos e di ricerca strumentale che sorprende e affascina in ogni suo dettaglio.

L’album si apre con la lunga introduzione “Dae Una Losa Ismentigada”, nove minuti caratterizzati da un arpeggio lugubre su cui si erge sussurrato e tragico il parlato di Brusiòre, che nel finale si adopera col mandolino richiamando la musica folk. “Notturnu” mostra tutta l’anima grezza dei Kre^u attraverso un black/doom metal oscuro e distorto e lo scream sporco e macabro del founder che si evolve nella ferocia puramente black metal della seconda parte, con un riffing tagliente e una litania in canto tradizionale che porta il brano su terreni più sperimentali. Il black’n’roll di “Sa Morte ‘e Su Pastore” si distingue per un main-riff tenebroso e freddo e per un cantato inizialmente rabbioso che diviene un coro a tenore solenne e sontuoso, ad anticipare la ferocia dell’accelerazione finale, in un crescendo di rara epicità.

“A Sos Antigos”, scelto come brano di lancio dell’album, si sviluppa attraverso un black/doom metal lento e oscuro con delle clean vocals dai richiami tradizionali, che si uniscono a scream rabbiosi e animaleschi in un dualismo controverso e disorientante; il finale è un crescendo rockeggiante caotico e furioso, guidato da melodie distorte e da una batteria martellante. I due brani di chiusura del lavoro, “Ebbia su Sambene” e “A Palas Non Torned” sono un tributo al black metal più puro e classico, dimostrazione della capacità dei Kre^u di premere sull’acceleratore senza abbandonare l’aura macabra e tradizionalista del loro stile: i due brani vengono guidati dalla batteria fulminante di Su Brigadore e dai riff distorti e taglienti di Brusiòre, che col suo cantato tributa magistralmente le eco aspre e al contempo solenni della sua terra.

I Kre^u si presentano sulla scena con un album molto ben costruito, fedele rappresentazione di un black metal della vecchia scuola rielaborato in versione barbagia, attraverso melodie, canti e liriche che richiamano la Sardegna più profonda e sconosciuta, nonché quella più legata alle proprie radici. I suoni martellanti e le melodie rockeggianti lo rendono un lavoro rivolto perlopiù ai cultori del black metal dei primi anni Novanta, a quelle sonorità grezze e marce di quel tempo ormai lontano, ma è consigliabile l’ascolto a chiunque in esso voglia ritrovare l’essenza primitiva della montagna sarda, aspra e selvaggia come le note di questo interessantissimo debutto.

Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 77/100

Tracklist:
1. Dae una Losa ismentigada 
2. Nottùrnu 
3. Sa morte 'e su pastore 
4. A sos antigos 
5. Ebbia su sambene 
6. A palas non torred

Line-up:
Su Brigadore - Drums
S'indzinnéri - Sound design
Brusiòre - Vocals, Guitars, Bass, Mandolin

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