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BORN WITH OPEN EYES "Isolation" (Recensione)


Full-length, Independent
(2023)

Approfitto della recensione di questo secondo e ultimo lavoro dei Born With Open Eyes per trattare anche del loro debutto “Fracture” del 2018, essendo i due album sovrapponibili a livello stilistico. Facciamo una premessa: per me questo è Death Metal nella sua variante più tecnica, e non tanto Deathcore, almeno per come lo intendo io! Non ho nulla contro l’ibridazione fra Death Metal e hardcore punk, anzi: ricordiamo che, mentre i puristi storceranno il naso, molte soluzioni che hanno fatto evolvere ed estremizzare il metal arrivano proprio dal punk e dall’hardcore.

Senza l’iniezione di velocità spacca-ossa del punk, forse non avremmo nemmeno avuto la transizione dall’hard rock all’heavy metal propriamente detto! Senza l’hardcore punk dubito che parleremmo di Thrash Metal, e non avremmo nemmeno il D-beat (dove la “D” sta per Discharge, band hardcore britannica) tanto usato dai Celtic Frost e ripreso, pertanto, da innumerevoli band Black Metal a partire dai Darkthrone. Senza il Grindcore, che è un estremo dell’hardcore, non avremmo, temo, nemmeno il blast-beat: è vero che il metal rese questo groove di batteria una figura metricamente corretta, però la sua concezione risiede sempre in ambiti punk. Non c’è nessuna ostilità fra punk e metal, anzi, i due generi si influenzano a vicenda e l’uno contribuisce all’evoluzione dell’altro: perfino l’approccio Do-It-Yourself, tanto caro al Black Metal, con i musicisti che si auto-producono, edificano scene musicali indipendenti e gestiscono da out-sider micro-etichette discografiche e fanzine (oggi direi webzine!) è qualcosa di appreso dal punk!

Facciamo una volta tanto cessare inutili conflitti: prendiamocela col pop, magari, quello fatto male, che cattura il pubblico con manovre di marketing basate sull’immagine e con tattiche studiate a tavolino che oggi ritroviamo perfino in tanto metal contemporaneo! Quelle sì che sono devianze da criticare – ma sempre con occhio analitico – mentre le commistioni col punk e derivati ci sono sempre state e sono dei non-problemi. Se il picco del genere Deathcore per me lo toccarono gli As Blood Runs Black con il loro debutto “Allegiance”, dove avevamo la perfetta fusione fra Melodic Death Metal, Growl, Scream, blast-beat e break-down terremotanti (il tutto eseguito con perizia mostruosa), con questi Born With Open Eyes il discorso è diverso, e per varie ragioni.

Non vedo la porzione hardcore del discorso, a parte quei segmenti genetici che sono da sempre innestati e ormai connaturati nel DNA del Metal! Io qui rilevo un incredibile dispiegamento di tecnica strumentale, ovviamente focalizzata sul comparto ritmico, con innumerevoli cambi di tempo, riff spezzati e disposti in configurazioni cervellotiche (ma niente break-down!), sweep-picking sulle chitarre come ci insegnarono i Necrophagist; e poi frammenti di melodie epilettiche, note di tastiera che non c’entrano niente eppure non stonano affatto. Aggiungo al pacchetto: belle grafiche di copertina, evocative e inaspettate per il genere, una produzione perfetta a dir poco, perché a noi piace il lo-fi, ma deve essere funzionale alla musica proposta, e in questo caso serve la pulizia e la precisione millimetrica per valorizzare questa raffica di stop-and-go a non finire! Infine, udite udite, due album che durano poco più di mezz’ora ciascuno! Tutto bello concentrato, da goderselo col fiato sospeso!

Recensione a cura di Luke Vincent
Voto: 80/100

Tracklist:

1. Silence Tongues 
2. Anhedonia 
3. Sycophantic 
4. Prae Dolore 
5. To Welcome Death 
6. Destined for Misery 
7. Closed Eyes, Poisoned Dreams 
8. Isolation

Line-up:
Dan Gagnon - Drums
Brad DuBois - Vocals
Erik Johnson - Guitars, Bass, Vocals (backing)

Web:
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