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JACK BRAIN "Designing Chaos"


Full-length, Independent
(2024)

Rieccolo qui: Jack Brain! Avevo già ascoltato un suo precedente lavoro, “Shadow archetype”, e mi ero espresso in merito non senza qualche difficoltà, essendo una proposta musicale molto, molto diversa da quanto solitamente flagella i miei timpani. Anche in questo caso, mi dedico a scrivere nel mentre ascolto questi brani, per cogliere l’attimo della prima impressione, e già adesso, siamo alla seconda traccia, prevedo altre piroette funamboliche. Quindi, apriamo la diga: i suoni e le scelte di produzione sono davvero notevoli, con una pulizia e una definizione eccezionale di ogni strumento, reale, filtrato o interamente di sintesi. Vi avevo già detto che, fra i miei sparuti ascolti extra-Metal, qualcosina accomunabile a questo progetto c’era, in effetti: il primissimo Battiato, quello sperimentale e anni ‘70, che nessuno ricorda o cita mai, ma ha prodotto lavori interessantissimi come “Fetus” e “Pollution”.

Perché alla fin fine, anche qui abbiamo un rock un (bel) po’ lisergico, che si sporca le mani in sample elettronici e in fraseggi dal forte sapore atonale, cromatico, dodecafonico. Diciamo che qui la melodia, intesa in senso classico, diatonico, eptafonico, come piace a me, è stravolto secondo una logica di entropia sonora: è un espediente tipico della musica più “avantgarde”, quello di gettare alle ortiche la gerarchia di suoni in scala, vista come limitante da alcuni artisti, per lanciarsi in un’ardita anarchia sonora, dove ogni nota vale come le altre, ogni accordo può inglobare qualsiasi gruppo di intervalli, magari insistendo proprio su sovrapposizioni dissonanti e pertanto interessanti.

Non tutto il disco è sempre così: ci sono dei brandelli di melodia “tradizionale” che emergono qua e là, ma non aspettatevi nulla di epico e solenne (o, perché no?, allegro e spensierato!) in quanto spesso i fraseggi non sono quasi mai appagati da una risoluzione su un centro tonale effettivo. Tutto aleggia nell’etere, come del fumo che si libra nell’aria e si scompone seguendo microscopiche correnti: sono convinto che il nostro Jack Brain sia un musicista colto, raffinato e preparato, perché solo chi conosce bene le regole del gioco, le può forzare e violare a suo piacimento. Inoltre, lasciatemelo dire: stimo moltissimo questo artista, perché quel che suona è a zero compromesso commerciale! Noi sappiamo cosa vuol dire, vero? Quel voler ricercare sonorità di non facile presa, anche sgradevoli, “stonate” (chi ha detto tritono?), ma proprio per questo coraggiose come la vera arte deve sempre essere!

Questi non sono brani che produci se vuoi avere i “like” e le “view”, e nemmeno si cerca di accattivarsi le simpatie di, che so?, appassionati di Metal o Industrial o qualsiasi altro genere più o meno codificato. Qui non si strizza l’occhio proprio a nessuno, si incide su disco solo quello che l’artista sente di dover tramandare ai posteri, un’istantanea del proprio Io e della propria mente. Quindi, per concludere, visto che siamo arrivati all’ultima, breve traccia dell’album, possiamo dire che: riconosco l’estrema bravura e mi complimento per quella voglia di osare che qui non manca di certo; non è musica per le mie orecchie, ritenendomi un estimatore della melodia classica a parte quando si parla di Death Metal (non quello di Göteborg alla In Flames o Dark Tranquillity!) o di certo Black Metal d’avanguardia, destabilizzante e destrutturato come quello dei Deathspell Omega.

Jack Brain mi fa lo stesso effetto dei Meshuggah: li ammiro moltissimo, ma poi mi ascolto gli Iron Maiden!

Recensione a cura di Luke Vincent
65 / 100

Tracklist:

Tracklist:
1 Defused
2 Glimmer
3 I want to be an insect
4 Chemical burn
5 Timeshade
6 Winding sands
7 Coil
8 Infection
9 The sweet decadence
10 Serpentine

Line-up:
Jack Brain - Everything

Web:
Facebook
Soundcloud
Bandcamp
Youtube

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