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TAIVAL "Journey to Beyond" (Recensione)


Full-length, Wolfspell Records
(2024)

Mi potete spiegare come fanno la birra in Finlandia? Usano sempre il malto d'orzo, oppure qualche altro cereale, non so?, la segale, il frumento? O proprio hanno un loro metodo di fermentazione particolare, qualche lievito speciale che aumenta la gradazione alcolica più del normale? Perché non è normale avere una nazione non proprio vastissima, piena di laghi, foreste e renne, che da quasi 30 anni sforna una quantità assurda di musica Metal in tutte le sue forme e declinazioni!

Questi Taival saltano fuori così, dal nulla, e già si presentano con un disco non dico perfetto, ma molto interessante! Black Metal raggelante, prevalentemente cadenzato, con una produzione più che adeguata al genere, non pulita ma nemmeno caotica: non ci sono poi tutte queste tipiche melodie dello stile finlandese, anzi, qui direi abbiamo a che fare con un classico progetto post-Grishnackh o post-Forgotten Woods, quindi siamo dalle parti della Norvegia più malinconica, tutta lacrime, lamenti e latrati lancinanti: arriviamo pertanto al vero punto di forza dell'album, ovvero la voce! Screaming vocals di quelle davvero superlative, che potrebbero parlare anche di prati in fiore e nuvolette nel cielo blu, ma trasmetterebbero lo stesso tormento e dolore: il significante non solo esalta e veicola il significato, ma acquista quasi una sua autonomia su qualsivoglia contenuto lirico. Appena mezz'ora di Black Metal purissimo e freddissimo, che per il sottoscritto è indice di quanto questi Taival siano assennati e rispettosi dell'ascoltatore. Non ci si perde in chiacchiere inutili, che qui c’è ben poco da divertirsi: ogni minuto gronda dolore e lamento, e per me questa è una qualità degna del miglior Black Metal.

Come vi ricordo spesso, non sono un accanito sostenitore delle micro-etichettazioni: qui abbiamo quello che viene superfluamente definito Atmospheric Black Metal, che per me, proprio come il Depressive Black Metal, è solo una delle tante etichette che definiscono un po' il nulla. E' una prosecuzione, ancora una volta, del discorso di Greifi Grishnackh, tanto per far capire quanto questo discusso personaggio, ma artista indiscusso, abbia influito sul Black Metal, sul Metal in generale e sulla Musica tutta. Un incedere cadenzato, solo a tratti sorretto da un blast-beat molto lineare, senza troppi fronzoli o accentature particolari.

Mancano, e non posso che apprezzare questo dettaglio, che per tanti sarà invece un punto a sfavore, le parti dungeon synth, che spesso ritroviamo in questo tipo di progetti: anche qui, sappiamo benissimo a chi ci si rifà, spesso e volentieri, ma perfino nell’originale, quei brani, talvolta brevi intermezzi, altre volte lunghi e rarefatti componimenti, mi inducevano sempre a sfilarli dalla tracklist: in fondo già la parte propriamente Metal è a suo mondo ambientale, atmosferica, quindi tirare in ballo le tastiere o i sequencer l’ho sempre trovato superfluo. Sono però consapevole di quanti estimatori ci siano anche di quelle divagazioni elettroniche: de gustibus!

Recensione a cura di Luke Vincet
Voto: 80/100

Tracklist:

1. Intro 
2. Taival 
3. Void 
4. Only Thing That Remains 
5. Solitude 
6. Distorted Reality 
7. Päätös

Line-up:
O. - Vocals, Lyrics
J. - Bass, Guitars
J. Norvik - Drums
K. Norvik - Keyboards

Web:
Bandcamp
Wolfspell Records

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