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DEICIDE "Banished By Sin" (Recensione)


Full-length, Reigning Phoenix Music
(2024)

Lo ammetto subito: non seguo più i Deicide dai tempi di “Serpents of The Light”, quindi 1997! Eh sì, perché poi avrei scoperto il Black Metal, e all’epoca, avendo 16 anni, questo rappresentava un passaggio di consegne abbastanza importante: l’approccio di Glen Benton e soci a certe tematiche non aveva esattamente lo stesso fascino e aura di mistero che emanavano altri dischi come i lavori degli Emperor o dei Dissection. Però per carità, nessuna competizione fra le due istanze: si tratta di generi diversi con iconografie e immaginari ben distinti, alternativi ed ugualmente validi. Personalmente, ho divorato il debut “Deicide”, il classico del Death Metal anno 1990, e mi sembrava una delle cose più estreme e provocatorie mai sentite in vita mia. E poi ve lo dico: i Deicide a me fanno sempre quello strano effetto “catchy”, accattivante, insomma!

Non nel senso dispregiativo del termine, ma proprio per sottolineare che, pur trattandosi di Metallo della Morte e quindi atonale e anti-melodico per definizione, ha dei riff e delle metriche che ti rimangono dannatamente in mente, e resistono allo scorrere degli anni: non è roba da poco, e pur preferendo moltissimi altri gruppi Death Metal classici, forti di un impianto forse più Lovecraftiano che satanico, non posso negare che la proposta dei Deicide in qualche modo la gradivo parecchio, a parte certe imprecazioni, messe anche come titolo dei brani, che trovavo degli escamotage un po’ troppo banali per attirare l’attenzione. Ora, è quindi dal un bel po’ che non sentivo nulla di loro, e di cose ne sono successe in formazione da quando li avevo lasciati al loro destino.

Bene: saltiamo tutto a piè pari, e fatemi approcciare a questo album come se nel frattempo non fosse successo nulla. Visto che sono un maledettissimo nerd fissato con le grafiche dei dischi, mettiamo subito in chiaro che la copertina, prodotta da una Intelligenza Artificiale e che per questo ha destato scandalo, non è nemmeno così malaccio. E’ in pratica una trasfigurazione demoniaca di Glen Benton, con tanto di croce invertita in fronte: in pratica il suo sogno di sempre. Il logo è sempre quello e per me può bastare. Stilisticamente, li ritrovo più o meno sempre in forma, diciamo invecchiati abbastanza bene! Growl e scream sempre presenti, col secondo a doppiare e rafforzare il primo, proprio come ai bei vecchi tempi, e debbo dire che la timbrica e la tessitura vocale non ha risentito l’effetto degli anni che passano! I riff sono più o meno sempre della qualità tipica della band: cromatici eppure memorabili, con qualche scala melodica che ogni tanto sbuca fuori in qualche parte solista.

Anche a livello ritmico non vedo problemi particolari: i Deicide non sono una band di Death Metal evoluto, come potevano esserlo i Death di “Individual Thought Patterns”, e quindi hanno la loro varietà di pattern ritmici disposti in sequenza, senza bisogno di spezzettare ogni secondo la scansione della battuta con dei beat troppo fantasiosi o imprevedibili. Ci trovate un po’ tutto, dagli obbligatori skank-beat, ai tappeti di doppia cassa in sedicesimi, ai vari blast beat, che siano tradizionali o in forma hammer-blast. Insomma: un buon disco dei Deicide, che per forza di cose non posso valutare come i loro classici della prima metà anni ‘90, perché quelli hanno un valore non solo assoluto, ma anche affettivo, avendo rappresentato una forma allora convincente di estremismo sonoro e attitudinale. Piccola nota anche sulla produzione, che funziona benissimo, essendo precisa, ben definita, ma senza risultare troppo satura o compressa.

Il disco nel suo insieme dura più di quanto mi aspettassi dai Deicide, con la bellezza di 12 brani sempre non troppo estesi come durata: nulla di sconvolgente per me, però un bel ritorno a sonorità che mi fa sempre piacere rispolverare, essendo ancorate al mio ricordo e alle mie aspettative circa quel che dovrebbe essere il Death Metal e il Metal in generale: musicaccia per gentaccia, specie per nerdacci brutti con un conto in sospeso col mondo e l’universo intero. In tempi in cui il Metal maistream mi si sta suddividendo in due grandi generi, Happy Life Metal e White Flower Metal, ben venga qualcuno della vecchia scuola a ricordare come devono suonare certe cose!

Recensione a cura di Luke Vincent
Voto: 75/100

Tracklist:

1. From Unknown Heights You Shall Fall 
2. Doomed to Die 
3. Sever the Tongue 
4. Faithless 
5. Bury the Cross... with Your Christ 
6. Woke from God
7. Ritual Defied 
8. Failures of Your Dying Lord 
9. Banished by Sin 
10. A Trinity of None 
11. I Am I... a Curse of Death 
12. The Light Defeated

Line-up:
Glen Benton - Bass, Vocals
Steve Asheim - Drums
Kevin Quirion - Guitars
Taylor Nordberg - Guitars

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