SEID "Hymns to the Norse" (Recensione)


Full-length, ATMF
(2024)

“Hymns To The Norse” è il quinto album della band svedese Seid. Più precisamente, provengono dalla capitale Stovccolma. A capo del progetto abbiamo il polistrumentista Seiðr, che per questo album si avvale di altri validi musicisti quali il nuovo innesto alla batteria Pär Johannson (batterista dei Craft ed ex Diabolical) e dal bassista Osgilliath (Sanghrial, Vox Lvciferi).

Non sono molto al corrente delle loro uscite passate ma basandomi su quanto proposto in questo "Hymns to the Norse" posso dire di essere rimasto piuttosto soddisfatto dalla proposta della band, che forse affonda le sue radici più in certo pagan/viking/black metal proveniente da Norvegia e Finlandia, invece che dalla Svezia, e volendo ci sono anche richiami a certe cose dell'est Europa. Dalla Svezia è indubbio però che siano penetrate alcune influenze da parte di certi Bathory, se parliamo delle parti più epiche e viking (oltre che delle liriche), ma il discorso finisce qui. Non ci sono riferimenti a mostri sacri come Dissection o Marduk in questo album, insomma.

L'approccio dei Seid è melodico, quasi ovattato in un contenitore di black a tratti atmosferico, a tratti battagliero e a tratti sognante, con le distorsioni delle chitarre mai troppo incattivite, ma il drumming spesso vira su blast beat, creando un contrasto piacevole tra la molta melodia offerta in sede di riffing di chitarra e le ritmiche serratissime, che spingono a dovere. Un buon sunto del sound dei Seid potrebbe essere individuato in una traccia come "My Kingdom Rise", che tra l'altro offre anche passaggi di chitarra più lugubri del solito ed è un fiume in piena, con batteria sparata e atmosfere gelide e malinconiche. Tutti tratti comuni anche agli altri brani in tracklist, ma ogni tanto la band cerca di variare qualcosa, diminuendo i bpm per offrire un black metal più cadenzato e dai tratti heavy, come succede in "White Beast from Hel". Probabilmente il brano migliore, almeno se parliamo di intensità emotiva, è "Nordmænnens Raseri", dove finalmente la band si lascia andare ad ogni tipo di soluzione possibile per il black metal, ma mantenendo una furia notevole.

Disco di classe, che va ascoltato qualche volta in più del solito per riuscire ad entrarci appieno in sintonia. Nonostante stiamo parlando di un album feroce e diretto, questo "Hymns to the Norse" è un disco dalla natura leggermente criptica, con alcuni riff bellissimi che escono fuori solo ascoltandolo più volte. Acquisto consigliato, ma solo per chi dal black vuole soprattutto atmosfera e melodia su un tappeto di batteria incessante, ad esclusione della traccia finale "Hymns to the North", che vira quasi verso un depressive atipico mescolato alle solite influenze pagan/epic. 

Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 70/100

Tracklist:

1. Hymn to Ivar 
2. The End of Days (Monolith II) 
3. My Kingdom Rise 
4. White Beast from Hel 
5. Nordmænnens Raseri 
6. Light Up the Sky 
7. Allfaðir 
8. Hymns to the North 

Line-up:
Osgilliath - Bass
Seiðr - Guitars, Vocals
Pär Johansson - Drums

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